martedì 15 febbraio 2011

Una testa, un voto.


Silvio Berlusconi è un bugiardo matricolato. Mente a tutti e su tutto da talmente tanto tempo che forse nemmeno lui sa più distinguere la finzione dalla realtà. E’ convinto che basti ripetere una bugia a ripetizione, come un disco rotto, perché diventi per miracolo verità.

La più grossa bugia che Berlusconi racconta agli italiani ma anche ai suoi fedeli e forse persino a se stesso è di avere con lui la maggioranza del paese. Non è così. Berlusconi, oggi, è il leader di una minoranza.

Dei sondaggi non bisogna mai fidarsi troppo, ma nemmeno prenderli troppo sottogamba. Non dicono tutto e parlano di umori che possono cambiare facilmente. Però qualcosa dicono. Per esempio che il partito di Berlusconi, dal 2008, ha perso oltre 10 punti in percentuale. Oppure che se alle elezioni si presentassero tre poli, il suo, quello centrista e quello di centrosinistra composto da Pd, Idv e Sel, sarebbe quest’ultimo a vincere e con quasi 7 punti di vantaggio.

Se invece si trovassero di fronte la coalizione Pdl-Lega e dall’altra parte la santa alleanza composta da tutti quelli che vogliono prima di tutto liberare il paese da Berlusconi e dal suo manipoli di servitori corrotti, la sconfitta del caimano sarebbe ancora più schiacciante. Perderebbe con 15 punti di scarto.

In un caso solo, secondo i sondaggi, Berlusconi vincerebbe le elezioni. Se dall’altra parte si presentasse una cartello formato dal Pd e dal Terzo Polo e un altro dall’alleanza Idv-Sel. Nemmeno in questo caso però Berlusconi avrebbe ragione di dire che la maggioranza degli italiani lo vuole come presidente del consiglio. Avrebbe una maggioranza solo relativa, non assoluta.

Questa è la realtà e Berlusconi la conosce molto bene. E’ per questo che dopo aver bluffato per mesi minacciando le elezioni adesso che potrebbe facilmente ottenerle se ne sta assediato nel suo bunker pronto a tutto pur di evitare il verdetto degli elettori. Sa perfettamente che i costi della sua resistenza li pagherà il Paese. Nemmeno lui può ignorare che se, in un momento come questo, un Paese si ritrova senza governo, con una sola legge approvata in due mesi, vuol dire che il disastro è alle porte. Lo sa, ma non gli importa perché Silvio Berlusconi di una cosa sola si è interessato nella sua vita: la sorte di Silvio Berlusconi.

E’ inutile spremersi le meningi chiedendosi quale sarà mai il piano del presidente del consiglio. E’ chiaro ed evidente: evitare le elezioni in modo da poter ripetere che la maggioranza democratica è con lui nella speranza che a furia di ripeterla la bugia diventi verità. E’ un gioco che ha già provato più volte, e spesso gli è riuscito. Potrebbe riuscirgli anche stavolta.

Bisogna stare molto attenti, perché l’esperienza insegna che sottovalutare Berlusconi e darlo per finito è sempre pericoloso. Abbiamo visto in dicembre, con la mozione di sfiducia rinviata, quanto è stato disastroso lasciargli il tempo necessario per organizzare la sua indecorosa campagna acquisti. Vogliamo rifarci di nuovo? Berlusconi va battuto subito. Bisogna dimostrare qui e ora, con la massima trasparenza, che non è affatto il rappresentante della maggioranza degli italiani, che è un piccolo caudillo rinchiuso nel suo palazzo per paura di affrontare non solo le sentenze legali ma anche quelle politiche, quelle degli elettori.

I referendum sono l’occasione per batterlo democraticamente. Tutti, e più degli altri quello sul legittimo impedimento perché quel quesito ha valenza generale, riguarda tutto il modo di governare di un uomo che ha sempre messo al primo posto solo il suo interesse privato, un leader che ha fatto politica solo per difendere i propri interessi economici e per mettersi al riparo dalla giustizia.

Sono i cittadini italiani, in ultima analisi, che devono dire se vogliono essere governati da un uomo così, e a questa domanda deve rispondere il referendum. E’ il popolo a decidere, ma deve essere una decisione senza trucchi e truffe. Berlusconi però non sa vivere senza trucchi e truffe, dunque cercherà di truffare la democrazia spostando la convocazione del referendum nella data più scomoda per gli elettori. E poco male se questo costerà allo Stato qualche centinaio di milioni!

La prima esigenza, oggi, è evitare la truffa e fare in modo che il referendum sia abbinato al secondo turno delle amministrative, il 29 maggio. Solo a quel punto potremo vedere davvero quanti italiani vogliono che Berlusconi resti al potere e quanti no. Col criterio più democratico che esiste: una testa, un voto.

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