Gheddafi lancia la sfida all'Onu. Le forze fedeli al leader libico hanno bombardato oggi la città di Misurata, controllata dai ribelli, dopo una notte di scontri d'arma da fuoco: lo ha detto un portavoce dei ribelli. "Decine di bombe di qualsiasi tipo sono state sganciate sulla città da ieri sera", ha indicato questo portavoce sotto copertura di anonimato. "Ci sono sempre scambi di colpi d'arma da fuoco intensi in città", ha aggiunto, affermando di ignorare il numero di vittime per il momento.
L'Alleanza, però, è già pronta a intervenire. Le operazioni militari sulla Libia per fermare le forze di Muammar Gheddafi avverranno «in tempi rapidi». E' «questione di ore», e la Francia vi parteciperà. Lo ha detto il portavoce del governo francese, Francois Baroin. La stessa fonte ha sottolineato che «l’intervento militare non sarà un’occupazione del territorio libico, ma un dispositivo di natura militare per proteggere la popolazione libica e aiutarla a realizzare la sua aspirazione di libertà». Anche il Qatar ha annunciato che parteciperà alla no fly zone sulla Libia: è il primo paese arabo a dichiarare la sua partecipazione dopo l’ok della Lega Araba all'approvazione ieri della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. E mentre anche la Norvegia annuncia stamane la partecipazione alle operazioni militari al fianco di Stati uniti, Canada e Gran Bretagna, sui tempi dell'intervento non c'è chiarezza. La Royal Air Force britannica si è detta pronta a mobilitarsi per fare rispettare la no-fly zone sulla Libia, ma fonti di Downing Stret, secondo la Bbc, si sono mostrate caute sull’ipotesi che gli aerei britannici possano raggiungere lo spazio aereo libico «nel giro di ore» e non si sono volute sbilanciare su un calendario preciso dell’azione militare. Il premier, David Cameron, presiederà a breve una riunione del governo e farà una dichiarazione sulla questione dinanzi alla Camera dei Comuni.
Seif al-Islam, figlio del leader libico, commenta dal canto suo le notizie sulla «no fly zone» con un «La Libia non ha paura». Ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che autorizza la no fly zone sulla Libia e il ricorso a «tutte le misure necessarie» per proteggere la popolazione civile dalla minaccia rappresentata dalle forze leali al colonnello Muammar Gheddafi, fatta eccezione per un intervento terrestre. La misura è stata varata con dieci voti favorevoli, zero contrari e cinque astenuti, tra cui Cina e Russia, che non hanno esercitato il proprio diritto di veto, e Germania.
Funzionari americani ed europei hanno subito fatto sapere che un attacco aereo contro le forze fedeli a Gheddafi è possibile «nell'arco di ore». E nella notte il presidente degli Stati uniti Barack Obama ha chiamato il capo di stato francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro britannico David Cameron per coordinare una strategia: «La Libia deve conformarsi immediatamente alla risoluzione e le violenze contro la popolazione civile devono finire», hanno concordato i tre leader.
Alla notizia dell'approvazione della no fly zone, scene di giubilo hanno avuto luogo a Bengasi, dove i ribelli potrebbero essere presto attaccati dalle truppe di Gheddafi. Anche se ieri sera, secondo quanto riferisce la Cnn, le autorità di Tripoli avrebbero cambiato strategia: «Ho appena ricevuto una chiamata da uno dei figli di Gheddafi, Seif - ha spiegato un corrispondente della Cnn a Tripoli, Nic Robertson. - Ha detto che stavano cambiando tattica su Bengasi, che l'esercito non sarebbe entrato in città. Prenderà posizione attorno al bastione dei ribelli». La ragione di questo cambiamento di tattica «è che si aspettano un esodo umanitario. La gente avrà timore di ciò che potrà accadere e Seif Al-Islam ha detto che l'esercito andrà lì per aiutarli a uscire dalla città».
Tripoli, che si è detta pronta a un cessate il fuoco, ha fatto sapere che «la risoluzione traduce un atteggiamento aggressivo della Comunità internazionale, minaccia l'unità della Libia e la sua stabilità».
Intanto, l'Unione europea ha salutato con soddisfazione l'approvazione della risoluzione 1973 e si è detta pronta a metterla in pratica, nei limiti delle sue competenze. La Nato, da parte sua, esaminerà oggi il testo della risoluzione per decidere la sua strategia. Qualsiasi decisione della Nato si baserà sulle tre condizioni che ha ricordato giovedì scorso il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, cioè la necessità dimostrata di un intervento, l'esistenza di un mandato giuridicamente chiaro e il sostegno delle organizzazioni regionali interessate, ha sottolineato una fonte diplomatica.
Il Canada, da parte sua, ha già fatto sapere di essere pronto a inviare sei cacciabombardieri CF-18 per partecipare alle operazioni militari per la messa in pratica della no fly zone, al fianco di Stati uniti, Francia e Gran Bretagna. Per il dispiegamento dei velivoli serviranno circa 24 ore.
Non parteciperanno all'intervento militare, invece, i soldati tedeschi. Sulla no fly zone Berlino si è astenuta: comporta «rischi e pericoli considerevoli», ha spiegato il ministro degli Esteri Guido Westerwelle. «La nostra posizione nei confronti del regime libico resta però la stessa: il dittatore deve fermare immediatamente tutte le violenze contro il suo popolo, deve lasciare il potere e subire le conseguenze dei suoi crimini», ha commentato il capo della diplomazia di Berlino.
3 commenti:
COME ANDRA' A FINIRE?
Tifo per i ribelli e spero che l'ONU possa risolvere la questione... ma la vedo male!
NON NECESSARIAMENTE. MAGARI GHEDDAFI FA UNA CAZZATA DELLE SUE ...
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