sabato 5 marzo 2011

"Ho detto io ai miei uomini di andare dal pm Riprovevoli, ora dicano tutta la verità"


CARLO BONINI

l colonnello Maurizio Mezzavilla comanda i 6mila carabinieri della piazza di Roma e della sua provincia. È arrivato in città il 9 ottobre scorso, da Messina. È un friulano con 33 anni di servizio nell'Arma e dai modi diretti. Anche in ore assai complicate come queste. "Guardi, lo dico in modo semplice e chiaro. A prescindere dalle valutazioni che la magistratura farà in sede penale e su cui, evidentemente, non entro, quanto è accaduto nella stazione del Quadraro è riprovevole. Il comportamento dei tre carabinieri è stato dissennato. Comunque. E proprio per questo, quel che è accaduto non può e non deve sporcare il lavoro che, ogni giorno, 24 ore su 24, fanno gli uomini dell'Arma con grande sacrificio e professionalità".

Colonnello, non crede che la storia delle "mele marce" inizi a suonare un po' consunta e, soprattutto, autogiustificatoria?
"Io non ho usato la parola mele marce. Né ho alcuna intenzione di minimizzare. Io dico che l'Arma è un'istituzione che da 200 anni custodisce valori cui non è mai venuta meno. Ma l'Arma è figlia di questa società. I suoi uomini sono cittadini di questo Paese e del suo tempo. E questo Paese, negli ultimi cinquant'anni, è cambiato molto. Lo dico perché io so quello che ho fatto e detto ai tre carabinieri della stazione del Quadraro quando ho avuto notizia di cosa era accaduto".

Cosa ha fatto?

“Ho ricordato a tutti e tre quali sono i doveri di un carabiniere e li ho invitati a fare una sola cosa. Andare dal magistrato e dire la verità. Quale che fosse il costo. Perché l'Arma non ha paura della verità. Dopodiché, come noto, è stata immediatamente avviata un'indagine interna, i tre militari sono stati deferiti in sede disciplinare e, oggi pomeriggio (ieri, ndr), hanno raggiunto le nuove sedi cui sono stati trasferiti in attesa di ulteriori decisioni che verranno prese in sede disciplinare, a prescindere dal corso che avrà la vicenda penale".

Torniamo al malessere dell'Arma.
"Malessere?"

Il Quadraro è l'ultimo fotogramma di una sequenza nera. Nell'autunno del 2009 il caso Marrazzo con la banda di carabinieri estorsori. Nella primavera del 2010 i 15 chili di hashish che spariscono dal deposito corpi di reato della stazione carabinieri di Cinecittà. E poi, la morte di Stefano Cucchi, arrestato dalla compagnia Casilino, la stessa che ha competenza sul Quadraro e su Cinecittà.
"Non ero io il comandante in quel periodo, ma con questo non voglio assolutamente sottrarmi alla domanda. Premesso che nella vicenda Cucchi le indagini della magistratura hanno liberato da ogni possibile sospetto il comportamento dei carabinieri, le altre vicende hanno visto l'Arma e il mio predecessore intervenire tempestivamente e direi anche molto energicamente. La vicenda Marrazzo è stata svelata dalle indagini dell'Arma. E grazie a quelle indagini si è scoperto anche che l'ex governatore non era stato il primo, né il solo ad essere vittima di estorsioni. Quanto alla vicenda di Cinecittà, prima ancora che le indagini, per altro ancora in corso, accertassero qualsivoglia responsabilità, l'intero personale della stazione è stato rimosso e sostituito. E, da maggio dello scorso anno, la compagnia Casilino ha un nuovo comandante".

Non crede che a Roma, nel micro-universo delle stazioni di quartiere si siano radicati nel tempo, prassi che nascondono spesso piccoli e grandi abusi, piccole e grandi violenze?
"Io so che la nostra capillare presenza sul territorio è la migliore garanzia per la sicurezza di una comunità. Che un brigadiere, un maresciallo, un appuntato che, grazie ad anni di lavoro, conoscono a menadito il contesto in cui si muovono, siano una risorsa straordinaria. È ovvio che esiste un rovescio della medaglia. Che un possibile comportamento deviante può restare celato più a lungo. Ma per questo penso che esista uno strumento molto semplice. La qualità del comando e del controllo. E su questo, come ho detto, mi pare che all'Arma non possano essere rimproverate né inerzie, né timidezze".

A proposito di controllo, che ci faceva un vigile urbano alle 4 di notte in una caserma dei carabinieri?
"Questa circostanza è oggetto di indagine e dunque non posso discuterne. Posso dire che il vigile era amico di uno dei militari".

Il vigile ha sostenuto con i suoi superiori gerarchici di avere una relazione sentimentale con uno dei militari della stazione Quadraro.
"Questo me lo sta dicendo lei adesso. E mi pare un'altra di quelle questioni delicate su cui non è bene affrettare nessun tipo di considerazione".

La vittima sostiene che, il pomeriggio del 24 febbraio, i militari della stazione di Cinecittà hanno provato a dissuaderla dal presentare denuncia.
"A me non risulta. A me risulta che la denuncia è stata regolarmente redatta, subito trasmessa all'autorità giudiziaria e che la donna è stata accompagnata in ospedale per essere visitata".

(05 marzo 2011)

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