Quante volte, anche a mo' di battuta, in questi mesi si è pensato «ah, magari si potesse chiedere a Mubarak se è vero che Ruby è sua nipote o che a Berlusconi era stata segnalata come tale»? Difficile, con quello che è poi successo in Egitto.
Ma, a suo modo,
Alla richiesta dei pm, la polizia giudiziaria risulta aver risposto nella stessa giornata del 15 marzo, contattando Hatem Abdelkader, che a Roma è il capo ufficio stampa dell'Ambasciata d'Egitto in Italia. E il funzionario della missione diplomatica ha spiegato che «sull'argomento non sono state inoltrate altre comunicazioni» successive e diverse dal messaggio protocollato con il numero 87/2010 e datato 28 ottobre 2010 (giorno delle prime notizie giornalistiche sulla storia di Ruby-Berlusconi-Mubarak): messaggio nel quale «l'Ambasciata voleva esprimere il proprio profondo rammarico per il fatto che» nella vicenda fosse stato «inserito il nome del Presidente della Repubblica Araba d'Egitto Mohamed Hosni Mubarak», accostato a «una notizia da respingere e senza alcun fondamento di verità».
I contatti con l'ambasciata
La circostanza ha anche un altro rilievo per il processo. È noto, infatti, che Berlusconi ha chiamato un interprete, il ministro degli Esteri Frattini e altri membri del governo a testimoniare in indagini difensive che durante un incontro romano tra il premier italiano e Mubarak, una settimana prima della telefonata in Questura, egli aveva davvero chiesto al presidente egiziano se Ruby fosse una sua parente (anche se poi gli stessi testimoni assunti dalle indagini difensive ammettono che Mubarak non capì a cosa si riferisse Berlusconi, si creò una confusione con un'altra Ruby famosa invece in Egitto come cantante, e alla fine lo stesso Berlusconi chiuse l'argomento con un «allora vedremo di informarci meglio»).
Ma ciò che più ha valorizzato il giudice Cristina Di Censo nel rinviare a giudizio Berlusconi per l'accusa di concussione dei poliziotti milanesi è l'illogicità del fatto che Berlusconi, pur assumendo di aver telefonato quella notte in Questura mosso solo dallo scrupolo istituzionale di scongiurare una crisi diplomatica tra Italia e Egitto, non sembrasse aver preso alcun contatto con le autorità diplomatiche egiziane in Italia, ma avesse mandato di corsa a prelevare la minorenne il consigliere regionale pdl Nicole Minetti (il cui ruolo nella gestione delle ragazze di Arcore è ora focalizzato dall'imputazione di induzione e favoreggiamento della prostituzione) dicendole «vai tu che sei incensurata e ti presenti bene». Da questo punto di vista, la comunicazione dell'Ambasciata egiziana a Roma chiude ora l'argomento, conferma che mai i diplomatici di Mubarak furono allertati, e accresce la debolezza dell'«alibi» di Berlusconi.
Foto, audio, l'udienza del 6 aprile
Come si era già intuito, agli atti non ci sono foto del bunga bunga. Ci sono, invece, foto scattate nelle residenze del premier (come quella qui a fianco) oppure i messaggi audio con i quali le ragazze commentano le serate e in alcune occasioni accennano ad atti sessuali in previsioni di incontri con il presidente del Consiglio. Si conferma anche che il 6 aprile la prima udienza del processo a Berlusconi per il caso Ruby avrà una falsa partenza: dopo la prevista assenza di Berlusconi (che ha dato disponibilità solo per i lunedì), e dopo il rischio che i suoi avvocati-deputati potessero avere impegni parlamentari per quel mercoledì, adesso si aggiunge una specifica richiesta della difesa per avere più tempo per studiare gli atti integrativi depositati dai pm soltanto tre giorni fa.
Ruby si esibisce in discoteca: il suo fidanzato indagato
Galeotta fu la perquisizione del 14 gennaio. Non per far scoccare la scintilla tra la neo 18enne Karima «Ruby» el Mahroug e il 41enne Luca Risso, che all'epoca già dichiaravano di stare assieme e che ora annunciano, imminente, il loro matrimonio. Ma, paradossalmente, per far finire sotto inchiesta proprio il fidanzato, e per l'antipatico reato di «pornografia minorile» ai danni della ragazza, ipotesi peraltro sanzionata con il carcere da 6 a 12 anni.
Agli atti dell'inchiesta, infatti, compare anche il provvedimento di stralcio con il quale il 10 marzo il pm Boccassini ha trasmesso alla Procura di Genova, per competenza territoriale, gli esiti della perquisizione svolta il 14 gennaio (giorno dell'invito a comparire a Berlusconi per l'accusa di prostituzione minorile come cliente di Ruby in 13 date tra febbraio e maggio del 2010) svolte a Genova sia a casa di Ruby sia nell'abitazione di Risso. In quell'occasione la polizia portò via un computer dentro al quale sono state trovate immagini di Karima el Mahroug all'interno della discoteca Fellini a Genova. Per il pubblico ministero le fotografie ritraggono «una esibizione pornografica» della giovane «quando era ancora minorenne», essendo «tutte le immagini dell'ottobre 2010» (Karima ha compiuto i 18 anni il primo novembre). Ecco perché, «considerato che all'epoca dei fatti la minorenne, dopo essersi allontanata dalla comunità Kinderheim S.Ilario, lavorava nella discoteca Fellini per conto di Luca Risso», e che «le foto estrapolate dal computer risultano all'evidenza integrare l'ipotesi di reato di "pornografia minorile" (600 ter primo comma) che punisce da 6 a 12 anni "chiunque, utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad esibizioni pornografiche"», il 10 marzo l'uomo viene indagato dal pm milanese in un nuovo fascicolo processuale, trasmesso per competenza ai colleghi di Genova.
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella
18 marzo 2011
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