domenica 10 aprile 2011

Gli agenti non hanno più neanche i telefoni


MANCANO POLIZIOTTI E FONDI PER LA SICUREZZA.
LA DOMENICA VALE 12 EURO LORDI DI STRAORDINARIO

di Erminia della Frattina

Padova

“Negli ultimi venti giorni ci sono stati due episodi in cui dei poliziotti sono stati aggrediti in carcere da detenuti. Nel primo il collega è finito in ospedale, il secondo è stato sventato da altri detenuti”.

Raccontano una situazione al limite del collasso i sindacalisti della Uil pubblica amministrazione Paolo Giordano e Giuseppe Cristino; siamo al carcere Due Palazzi di Padova sezione penale, ma la situazione si replica tale e quale, o anche peggio, in molte altre strutture penitenziarie italiane da nord a sud.

Due poliziotti sono stati aggrediti da alcuni detenuti mentre svolgevano le abituali mansioni di routine al reparto, uno preso a padellate e l’altro a calci, salvato solo dal pronto intervento di altri detenuti. Certo a guardare i numeri i motivi diventano più chiari. “La struttura – dice Giordano – è stata progettata per ospitare 400 detenuti al massimo, mentre attualmente ci sono 850-900 reclusi, quasi tutti in tre in celle di due metri per due, con un bagnetto con fornello come cucina”.

UN’EMERGENZA che dura da due anni e rischia di peggiorare, a cui la polizia penitenziaria fa fronte come può con i suoi 200 agenti in tutto impiegati al Due Palazzi, dei quali una cinquantina in realtà sono distaccati altrove. “Siamo sotto organico di almeno 100 unità” dicono i sindacalisti “abbiamo chiesto mille volte di mandare altro personale anche direttamente alla Casellati che è venuta in visita ma non è mai arrivato”.

Gli agenti del carcere padovano sono talmente pochi da essere a volte uno per ogni reparto, significa uno ogni 100-150 reclusi, mentre secondo il regolamento carcerario il rapporto dovrebbe essere un agente ogni tre reclusi.

“Dobbiamo essere psicologi, educatori ma anche impiegati per chiamare gli uffici – raccontano – perché i detenuti hanno esigenze che vanno dalla medicina alle telefonate alla lite alla crisi depressiva. Ognuno di loro ha un reato e una lingua diversa dall’altro; ormai sono talmente tanti che non li vede più nemmeno la telecamera della videosorveglianza”. Un lavoro complicato che i poliziotti svolgono a turni di otto ore e “a mani nude” perché non possono avere armi e nemmeno telefono personale: c’è un unico telefono per dare l’allarme o chiamare la sorveglianza o la guardia medica; le chiavi delle celle vengono consegnate alle otto di sera.

Nonostante questo il quinto reparto, quello dei detenuti lavoranti è stato dipinto dai reclusi con bellissimi murales (il materiale lo hanno comprato con i loro soldi) su iniziativa degli agenti. “Abbiamo fatto avere a tutti una lode scritta dal direttore” raccontano i due, che snocciolano veloci le richieste. “È necessario che questo governo, che tanto si è speso a parole per la sicurezza, investa fondi sul serio mandando almeno un centinaio di agenti a Padova e attuando finalmente quegli aumenti di stipendio che ci promettono da due anni”. Un agente penitenziario prende in media da 1.400 a 1.600 euro di stipendio base, la metà dei colleghi francesi e tedeschi. “La domenica o i festivi lavorati ci vengono pagati aggiungendo al solito fisso per le otto ore una maggiorazione lorda di 12 euro in tutto, lo straordinario gli altri giorni è pagato 11 euro lordi, che con la tassazione diventa una miseria”.

PROPRIO SUGLI straordinari gli agenti di Padova, che dormono in una palazzina all’interno del carcere, hanno fatto un lavoro supplementare riorganizzando i turni per abbattere il monte ore e creare un risparmio notevole alle casse dello Stato. “Abbiamo mandato una lettera a Brunetta sostenuti dalla Uil nazionale perché ci riconoscesse il 50% dei risparmi effettivi sugli straordinari”. Una richiesta lecita, fatta a un ministro che alla meritocrazia dice di tenere molto. “Sappiamo per certo che la lettera gli è arrivata, ma non ci ha mai risposto”.

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