sabato 16 aprile 2011

Lo strabismo del Fli preoccupa Casini


FABIO MARTINI

Lo strabismo verso sinistra del Fli comincia a preoccupare l’Udc di Pier Ferdinando Casini: i centristi si sono fatti sentire per vie formali ed informali e alla fine gli eclettici futuristi si sono prodotti in una piccola, significativa giravolta in vista delle elezioni a Milano e Napoli, città clou delle prossime amministrative di maggio. Nei giorni scorsi i big del Fli avevano ripetutamente dichiarato che in caso di ballottaggi, mai e poi mai avrebbero appoggiato i candidati di centrodestra. Dichiarazioni troppo anticipate per non suscitare irritazione nei vertici centristi, al punto che il malumore del segretario Lorenzo Cesa, pur soffocato per motivi diplomatici, ha finito per tradursi in una dichiarazione di Mauro Libè, responsabile degli Enti locali: «Nel Nuovo polo è il momento di lavorare per guadagnare consensi e non di dare armi ai nostri avversari politici». Come dire: perché regalare in anticipo voti a Berlusconi? Perché consentire al Pdl di poter dire: visto che Fini e il Terzo polo lavorano per la sinistra? E’ bastata una puntura di spillo dell’Udc perché i finiani cambiassero posizione. Italo Bocchino, plenipotenziario del Fli, dopo che aveva escluso «convergenze» al secondo turno sui candidati Pdl, ieri sera ha annunciato che «potrebbe esserci libertà di voto», cioè l’indicazione ai propri elettori di votare per gli invotabili (fino a due giorni fa) Letizia Moratti a Milano e Gianni Lettieri a Napoli.

Ma la schermaglia tra i seguaci di Casini e quelli di Fini è il riflesso delle scosse di assestamento che continuano a destabilizzare un partito, il Fli, che dopo il congresso di Milano di metà gennaio non ha ancora trovato un assetto e una linea politica stabili. Problemi di crescita resi manifesti dalla decisione del Fli di rinunciare a presentare il proprio simbolo nella grande maggioranza dei comuni e delle province nelle quali si voterà a metà maggio. Il termine per la presentazione delle liste scade oggi e dunque un quadro ufficiale si avrà soltanto domani, ma oramai il trend è definito: il Fli sarà presente solamente in 30 comuni su 140 sopra i 15.000 abitanti, in 11 capoluoghi su 26, in 4 province su 11 e oltretutto i finiani non presenteranno una propria lista neppure in tutte e quattro le realtà più grandi (Bologna, Milano, Napoli, Torino), visto che il simbolo futurista sarà presente soltanto nelle ultime due città. Ovviamente moltissimi candidati indicati dal Fli saranno presenti in centinaia di liste civiche, ma resta il dato di fondo: la sera del 16 maggio nessuno potrà misurare la reale consistenza del Fli al suo primo test elettorale, a differenza dell’Udc che sarà presente quasi ovunque, con ciò confermando indirettamente la leadership nel Terzo polo.

Per il neonato Fli era difficile immaginare una partenza da partito radicato, ma Bocchino spiega la presenza limitata come «una scelta deliberata, quella di privilegiare l’opzione del civismo, sempre vincente nei momenti di grande cambiamento». A livello locale intanto continua l’emorragia: a Napoli se ne sono andati 68 su 96 presidenti di circolo. Ma dentro il Fli la vera divisione è sull’opzione strategica: mentre il capofila della minoranza interna,
Adolfo Urso, continua a pensare ad un orizzonte futuro dentro il centrodestra, i leader del partito Fini e Bocchino coltivano opzioni strategiche molto diverse. Saltata la prospettiva delle elezioni anticipate da affrontare con la Santa Alleanza da Vendola a Fini, ieri il presidente della Camera ha espresso il suo favore per il «governo di decantazione» proposto dal duo bipartisan Veltroni-Pisanu con una lettera aperta: «Condivisibile dalla prima all’ultima parola», dice Fini.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

MA BRAVI! CONTINUIAMO PURE A CAZZEGGIARE!