sabato 9 aprile 2011

Maroni: "Ue, principi ma poca solidarietà" Napolitano: "Chiarimento su Schengen"


Dopo l'intesa solo parziale raggiunta con la Francia e la Germania che impugna i permessi temporanei agli immigrati dal Nordafrica bollandoli come contrari al trattato di Schengen sulla libera circolazione nella Ue, l'Italia reagisce con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che accusa l'Europa di scarsa solidarietà, qualità che al contrario contraddistingue il "modello italiano". Per argomentare le nuove obiezioni sulla fragilità dell'Unione europea, il ministro porta ad esempio l'azione della nostra Protezione civile, espressione allo stesso tempo di professionalità e, appunto, un "principio della solidarietà" che è "alla base della convivenza civile".

E da Budapest, Giorgio Napolitano lancia un chiaro monito all'Unione europea. "L' emergenza immigrazione - dichiara il capo dello Stato - deve essere affrontata con precise posizioni sull'interpretazione delle regole di Schengen", con un "necessario chiarimento" da dare alla normativa ue in tema di immigrazione. "E' necessario e possibile che l'Europa parli con una sola voce su immigrazione e asilo, che non sono la stessa cosa"

Alle parole di Maroni sembra ricollegarsi anche il premier,
Silvio Berlusconi, quando, parlando alla convention dei cofondatori del Pdl organizzata da Gianfranco Rotondi, afferma che gli immigrati vanno accolti "con realismo, ma anche con umanità e generosità: dobbiamo ricordarci che in passato tanti italiani sono emigrati all'estero per cercare una vita migliore. Dobbiamo accoglierle in modo dignitoso. E dobbiamo assolutamente esigere che l'Europa condivida questa accoglienza".

Il monito all'Europa giunge anche dal presidente del Senato,
Renato Schifani, oggi a Crotone: "Non basta definirsi cittadini europei per parlare di Europa unita quando lo spirito di solidarietà concreta tra le nazioni europee viene a mancare. E quando esse, come sta accadendo in questi giorni in tema di immigrazione, chiudono le proprie frontiere dinanzi a fenomeni di così rilevante entità che andrebbero gestiti ed affrontati con un vero senso di fratellanza europea che fatalmente sta venendo a mancare".

Maroni parla da Bergamo, dove il titolare del Viminale incontra la Protezione civile di zona. "L'Europa si fa vanto di grandi principi, ma quando deve dimostrare che c'è solidarietà questo non avviene - premette Maroni -. La collaborazione che mostra il popolo italiano manca un po' invece in Europa. Noi vogliamo portare in tutto il mondo il modello italiano. Il modello italiano si basa sul fatto che quando qualcuno è in difficoltà noi lo aiutiamo, non diciamo agli aquilani in difficoltà: 'noi siamo di Bergamo non vi aiutiamo'".

Maroni insiste quindi sul sistema italiano, che si basa soprattutto sulla professionalità e la solidarietà della Protezione civile. "Questo spirito di solidarietà in Europa dovrebbe essere più diffuso. In Italia c'è ed è un esempio di come si gestiscono le emergenze, con l'aiuto reciproco e la solidarietà. Tutto questo non mi pare sia molto diffuso in Europa". "Nelle difficoltà - conclude Maroni - la protezione civile interviene esprimendo un principio di solidarietà che deve essere alla base della convivenza civile ed è quello che ci aspettiamo avvenga anche in Europa".

Maroni accusa l'Europa, ma a sua volta deve incassare il duro giudizio del leader Udc
Pier Ferdinando Casini, che da Perugia parla di governo "drammaticamente assente e confuso" sul tema dell'immigrazione. Ma il vero dramma è in atto nel Mediterraneo e padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, chiede di "fare memoria, non dimenticare".

"Sono certamente molte centinaia gli sconosciuti scomparsi negli ultimi mesi, migliaia e migliaia negli anni recenti nel Mediterraneo" afferma il religioso nell'editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro televisivo vaticano, "fuggire dalla fame, dalla povertà disumana, dall'oppressione, dalla violenza, dalla guerra, a rischio di morire fra i flutti senza lasciare traccia, neppure un ricordo del proprio nome. Molte volte, in questi giorni, si è parlato di dolore 'senza nome'. La compassione ci obbliga a non dimenticare, a fare memoria, come di fronte ad altre indicibili tragedie dell'umanità, di una storia che è nostra, in solidarietà con i poveri della terra".

(09 aprile 2011)

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