PAOLO COLONNELLO
C’ è qualcosa di intrinsecamente berlusconiano nella decisione presa ieri dai vertici del tribunale di Milano di imbiancare a tempo di record la grande aula dove oggi si aprirà (e chiuderà in pochi minuti) il processo al premier per il cosiddetto Rubygate. Così come nella scelta di nascondere con dei grandi pannelli le gabbie dove di solito, al posto degli imputati, siedono i giornalisti per seguire i dibattimenti. Non è dignitoso, hanno ragionato i piani alti del palazzo, far accomodare dietro le sbarre dei prigionieri i cronisti e gli inviati internazionali che questa mattina dovranno raccontare in realtà la storia di un’udienza senza protagonisti (persino gli avvocati del premier manderanno dei loro sostituti processuali) e di un processo al quale lo stesso Parlamento italiano ieri ha deciso di non riconoscere legittimità.
Ma possono una mano di vernice spalmata frettolosamente e delle quinte di scena montate in tutta fretta impedire che la stampa internazionale abbia un’immagine poco dignitosa della giustizia italiana? Il conflitto di attribuzione deciso ieri dalla maggioranza sul reato più grave contestato a Silvio Berlusconi, ovvero la concussione, è un meccanismo ad orologeria che dispiegherà i suoi effetti forse ancor prima che la presidente del collegio tutto al femminile della quarta sezione, Giulia Turri, possa ritornare in aula per una seconda udienza. Perché se
D’altronde la decisione della maggioranza di ieri suona già come una sentenza: di assoluzione, ovviamente. Sostenendo l’ipotesi che quando il Cavaliere chiamò per ben sette volte
Ma nelle pieghe di un processo come questo c’è sempre spazio per le sorprese. Così ieri hanno tenuto banco tre intercettazioni pubblicate dal Corriere della Sera tratte dai brogliacci delle telefonate depositate due settimane fa alla difesa del Cavaliere. Si tratta di tre conversazioni nelle quali compare per la prima volta lo stesso Silvio Berlusconi le cui parole, trattandosi di un parlamentare e indagato, così come annunciato dallo stesso procuratore Bruti Liberati, avrebbero dovuto essere espunte dagli atti del processo.
Nelle telefonate, di inizio agosto, si capisce che il presidente del Consiglio era già ampiamente consapevole dei guai che Ruby, interrogata dalla Procura a fine luglio, avrebbe potuto provocare. Come sono finite nei brogliacci? Ieri il Procuratore non ha voluto rilasciare commenti ma la sensazione è che si sia trattato di un «incidente» non voluto dai pm e su cui adesso si sta indagando.
4 commenti:
UNA VERGOGNA INFINITA E UNA INDIGNAZIONE INESTINGUIBILE, MA PRIVE DI EFFETTI CONCRETI. FACCIAMO, MOLTO SEMPLICEMENTE, SCHIFO!!!
Gentile Luigi, passo di qua per ringrazierti dei consigli "per non perdere i commenti" che mi hai dato sul post di Francy.
Colgo l'occasione per complimentarmi in quanto ho qui trovato in tempo reale notizie di oggi che mi interessavano. Trovo che leggerti sia molto istruttivo
cordialmente
Nina
E' SEMPRE UN PIACERE ESSERE UTILE.
GRAZIE PER L'APPREZZAMENTO.
NINA, HO MESSO IL TUO BLOG SULLA BLOGROLL DEL MIO.
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