
Berlusconi e Alfano minacciano la piazza per difendere la riforma della giustizia
di Fabrizio d’Esposito
Da Aci Castello, in provincia di Catania, a Riva del Garda, il Caimano e il suo Guardasigilli ad personam rilanciano la guerra civile sulla giustizia, dopo la settimana nera in Parlamento sul processo breve, tra il “vaffanculo” di
Parlando a Riva del Garda a un convegno di Rete Italia, una delle fondazioni-correnti del Pdl, il Guardasigilli ha detto: “Ci batteremo per far passare la riforma della giustizia nelle piazze. Sarà necessario l’impegno di un grande partito come il nostro, guidato da Berlusconi”.
UN PROCLAMA incendiario che non solo sigilla sette giorni di calvario per la maggioranza, ma è pure l’incipit bellico della temuta agenda dei prossimi giorni: martedì il processo breve ricompare alla Camera, in una seduta che prevede anche il conflitto di attribuzione su Ruby. Mercoledì poi c’è la prima udienza al tribunale di Milano, a porte chiuse e senza telecamere, per il caso della “nipote di Mubarak”. Da Aci Castello, i toni del Caimano non sono stati meno forti di quelli di Alfano. E dire che appena due giorni fa, i capigruppo del Pdl avevano promesso al Colle un clima meno rissoso, all’indomani di uno spettacolo tragico e triste in cui è stata persino insultata una parlamentare disabile dell’opposizione. In realtà, il premier ha solo telefonato in Sicilia. Il solito intervento a distanza al convegno di turno, con qualcuno che regge la cornetta sul palco. Teatro del monologo stavolta è stato il primo congresso regionale dei Responsabili di Domenico Scilipoti e Bruno Cesario. Tutti in piedi, circa seicento persone, e le note dell’inno ufficiale del Movimento di responsabilità composto dal musicista Stelvio Cipriani, presidente onorario del Mrn. Il premier ascolta ed esclama, rivolto all’ex dipietrista Scilipoti: “Caro Mimmo, complimenti per la sigla, la metterò anche tra le canzoni del 'bunga bunga”. Da Anonimo Veneziano al bunga bunga: la parabola di Cipriani.
Ai Responsabili, il Cavaliere consegna una vera dichiarazione di guerra. Primo tema: la riforma costituzionale: “Il governo in Italia è senza potere. Il potere secondo
SULLA SCRIVANIA del premier, che domani volerà a Tunisi per tentare di rimediare ai pasticci di Frattini e Maroni sull’immigrazione, la road map della nuova crociata di primavera ha altri due step cruciali. Incassati il processo breve e il conflitto di attribuzione, la maggioranza proseguirà la sua marcia con il disegno di legge per aumentare le poltrone di governo. Oggi ne sono libere undici (dodici con la recente nomina di Romano a ministro dell’Agricoltura). Ma non bastano per tutti. Ci sono da accontentare i Responsabili (ieri B. ha promesso a Scilipoti finanche due dipartimenti ministeriali per contenzioso bancario e medicina non convenzionale), altri del gruppo misto, infine azzurri ed ex an del Pdl. La lista è lunga e ventitré posti potrebbero essere sufficienti. Senza contare che è in corso un’altra compravendita: il centrodestra dovrebbe arrivare a quota 330 a Montecitorio con sette deputati provenienti da Pd e Mpa. Un bluff? No, ma la trattativa ancora non è conclusa. Rimpasto e quota 330 sono i due paletti che secondo i piani di B. consentiranno alla maggioranza di aprire una nuova fase “riformista” (con in tasca una nuova legge ad personam), al riparo dalle voci su nuove manovre di logoramento partite con le “consultazioni” del Colle, che prefigurano un governo a guida diversa. Magari Tremonti. Che proprio ieri è stato attaccato sul Giornale dall’ex ministro Sandro Bondi, con un articolo che segna il suo ritorno al ruolo di triumviro del Pdl. “Tremonti scopra le carte”, ha scritto Bondi. Ma il ministro dell’Economia non ha risposto in nome di “un silenzio che stabilizza il premier”, come spiega un esegeta di Palazzo Grazioli.
Le fibrillazioni nel partito (casi Scajola e
Nessun commento:
Posta un commento