sabato 14 maggio 2011

Amministrative, ultimo giorno di campagna elettorale



A Milano Letizia Moratti con Bossi, La Russa, Tremonti. Nel pubblico anche Lassini e Minetti. Pisapia invoca "libertà" e "amore". Dibattito tra Casini e Fini a sostegno di Manfredi Palmeri. Il segretario del Pd interviene a Bologna a sostegno di Virginio Merola contro Manes Bernardini della Lega Nord. A Torino scontro Fassino - Coppola

Ultimo giorno di campagna elettorale in vista del voto amministrativo di domenica e lunedì nelle principali città italiane. Napoli (Leggi la cronaca), Bologna, Torino, ma soprattutto Milano (Leggi l’articolo) dove il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha ammesso la “valenza nazionale” del voto: “La prossima tornata elettorale ha una forte valenza politica e deve servire per rafforzare il centrodestra”, ha detto il Cavaliere questa mattina in una video intervista rilasciata al sito Julienews.it. e proprio a Milano Letizia Moratti tende la mano alla Lega Nord nonostante Umberto Bossi avesse preso nei giorni scorsi le distanze dalla (falsa) rivelazione del sindaco sul passato da “ladro d’auto” del candidato del Pd Giuliano Pisapia.

Milano. La Lega è un alleato prezioso, conosce le esigenze del territorio e con lei abbiamo scritto il programma e per questo la coalizione è unita”, così il sindaco di Milano
Letizia Moratti, che in piazza Castello ha partecipato al comizio finale insieme al leader della Lega Umberto Bossi. Alla domanda se sia preoccupata per un eventuale ballottaggio la Moratti ha risposto “no sono serena”, aggiungendo che con “la concretezza e la credibilità” conta di raccogliere gli ultimi voti degli incerti. Il comizio si chiude con un elogio della Lega Nord: “Viva Milano, viva la Lega, viva Umberto Bossi”, ha esclamato il sindaco. Dopo le parole di Letizia Moratti è la volta del Senatur: “Quando mi chiedono cosa sto lì a fare con Berlusconi, io rispondo che siamo lì perché ci dà i voti per cambiare e riformare lo Stato”, ha dichiarato Bossi che ha ribadito: “Il mio partito ha ottenuto il via libera al federalismo fiscale grazie ai voti di Berlusconi”. Federalismo che, secondo il leader del Carroccio è solo l’inizio” perché “il prossimo obiettivo è il decentramento dei ministeri. “I milanesi – ha detto Bossi – hanno tenuto in piedi lo Stato ed è giusto che un po’ di ministeri ci siano anche qui”. La Lega e Umberto Bossi si aspettano un vice sindaco del Carroccio a Milano. Alla domanda se la Lega avrà il vice sindaco, Bossi ha infatti risposto: “Sì, qualcosa ce lo devono pur dare”. ”Ricordatevi di mettere una croce sulla Lega e dare il voto alla Moratti che è alleato con noi”, ha esortato Bossi.

Prima della Moratti aveva parlato il ministro dell’Economia
Giulio Tremonti: “Letizia Moratti è stato un buon sindaco – ha detto – e ha fatto bene e farà bene” visto che “è una persona seria che si è impegnata per l’Expo, che è fondamentale per il futuro di Milano ed è l’unica capace di portarlo avanti”. Intanto via Dante si riempie di giovani allettati dall’happy hour offerto a tutti. Spicca tra la folla Nicole Minetti, la consigliera regionale ex igienista dentale ormai nota alle cronache per il bunga bunga. A chi le chiede se si sente ottimista per l’esito delle elezioni, risponde decisa “assolutamente sì”. Poco prima del consigliere regionale rinviato a giudizio nel caso Ruby, sono arrivati il ministro della difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario Daniela Santanchè, il vice presidente della Camera Maurizio Lupi e il coordinatore del Pdl Mario Mantovani.

Al comizio di Milano per Letizia Moratti c’è stato tempo anche per un siparietto tra La Russa e Tremonti: “Dovete sapere che il consiglio dei Ministri si tiene attorno a un tavolo ovale – ha detto La Russa – con a capo Silvio Berlusconi e al suo fianco Gianni Letta. Poi ci sono tutti i ministri seduti nell’ordine del cerimoniale e io sono accanto a Tremonti. Questa è per me un’occasione di scambiare con lui opinioni e pareri importanti, l’unico problema è che quando ordino il caffè lui mi ruba i biscotti”. Lo stesso Tremonti ha partecipato divertito alla gag, ripetendo al microfono la parola “biscotti”. Quando è arrivato il momento di salutare Tremonti, La Russa è però inciampato in una gaffe: “Salutiamo Giulio – ha detto La Russa – un grande ministro del Pdl, salutiamo Giulio Andreotti”.

Anche nel discorso di chiusura della sua campagna elettorale
Giuliano Pisapia non rinuncia al suo stile e non reagisce agli attacchi del Presidente del Consiglio e di Letizia Moratti con la stessa moneta. Pisapia si concentra, invece, sul suo modo di intendere l’impegno civico e politico: lavorare per l’interesse generale e per difendere il bene comune ovvero l’aria, l’acqua, la scuola, la salute. Pisapia cita Martin Luther King con la “feroce urgenza dell’adesso” per motivare la sua decisione di candidarsi. E richiama anche il Cardinal Martini come paradigma di un modello attivo di vera sicurezza sociale: “Chi non è figlio della casa dei diritti non può essere figlio della casa dei doveri”. Pisapia esprime riconoscenza al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “per il ruolo di garanzia e di stimolo che sta svolgendo da anni affinché il confronto politico si ispiri ai valori della Costituzione, della democrazia, e nel rispetto fondamentale della dignità umana e morale”. L’avvocato sottolinea l’importanza della sua campagna elettorale, lunga e molto partecipata. “Ė stato un bagno di democrazia, di partecipazione, di felicità”, dice il candidato sindaco del centrosinistra a Milano rivolgendosi ai giovani che devono essere considerati come il presente e non il futuro della città. L’appello al voto: “Domenica e lunedì noi abbiamo un appuntamento. Dobbiamo riprenderci due parole. Due parole che ci hanno scippato. La prima parola è libertà. L’altra è amore. Si dicono “popolo della libertà”. Si dicono “partito dell’amore”. Non ne sono degni. Questa sera noi quelle parole ce le riprendiamo. E domenica e lunedì, tutti insieme, liberiamo Milano”.

Pisapia non ritorna sulle polemiche scaturite dopo il confronto televisivo con Letizia Moratti mentre ribadisce le principali critiche all’operato del sindaco uscente, già documentate nel fascicolo “Dalla A di Aria alla Z di Zincar” diffuso alla stampa sabato 7 maggio: “I milanesi hanno avuto cinque anni per constatare i fallimenti di Letizia Moratti. Come il fallimento della Zincar: un buco di 20 milioni di euro di soldi nostri. Ha svenduto un gioiello come Metroweb: così abbiamo rinunciato a un valore di 200 milioni di euro. Ha prosciugato le casse delle aziende partecipate dal Comune, per pagare ai suoi consulenti 48 milioni di euro in cinque anni, e umiliare i dipendenti del Comune”. Con queste parole l’avvocato milanese conclude il suo discorso: “Noi cambieremo tutto questo. Il Comune sarà una casa trasparente. Lavoreremo per fare una grande Expo sui suoi temi originari: nutrire il pianeta, energia per la vita. E su questi temi Milano diventerà una delle grandi capitali del mondo. Lo faremo con una gestione trasparente, nell’interesse dei cittadini e non di pochi centri di potere. Lo faremo insieme a tante donne che saranno in posizioni decisive nella giunta e nelle aziende controllate. Daremo a questa città un sistema di trasporti moderno, rilanceremo l’economia, sosterremo la cultura e finalmente potremo respirare aria pulita. Andiamo a votare. Riprendiamo la libertà. Domenica e lunedì, tutti insieme, liberiamo Milano”.

Mescolato tra la folla anche
Roberto Lassini candidato della lista del Pdl a Milano e autore dei manifesti che hanno paragonato le procure alle Brigate rosse: ”La posizione della Moratti è giusta e coerente dal punto di vista istituzionale, lei rappresenta una istituzione importante come il Comune di Milano. Ha preso le distanze dal manifesto ma non ha preso le distanze da me. Sento la sua vicinanza umana verso di me”, ha detto Lassini.

In piazza Duomo dietro la cattedrale è stato allestito anche il palco per il comizio conclusivo di Manfredi Palmeri, il candidato del Terzo Polo a Milano. “Chi andrà a Palazzo Marino come sindaco di Milano deve essere come l’ultimo dei cittadini e deve dare risposte a chi vive in periferia, a chi ha i veri problemi amministrando e governando con senso civico”, ha sottolineato Palmeri, nel suo comizio di chiusura della campagna elettorale. In sostegno della sua candidatura hanno parlato Italo Bocchino, Giuseppe Valditara, Savino Pezzotta, Emanuela Baio, Pasquale Salvatore, Cristiana Muscardini e Benedetto Della Vedova. Tra i simpatizzanti anche Sara Giudice la ex consigliera di zona del Pdl nota per la campagna anti-Minetti. Tutti hanno insistito sulla “necessità di occuparsi delle persone normali e di non farsi condizionare dai palazzinari e dai poteri forti”. E’ stato anche stigmatizzato il caso-Lassini, l’avvocato indagato per i manifesti anti-giudici e “il comportamento inaccettabile di Berlusconi verso le donne”. “Bisogna cambiare perchè non va bene Letizia Moratti che è stata una grande delusione in termini di rapporto con la città e di risultati ottenuti – ha affermato Palmeri – ed è illusorio pensare che il cambiamento sia Pisapia la cui coalizione non è coerente con il modello di sviluppo della città che deve creare lavoro”.

Bologna. Il segretario del Pd
Pier Luigi Bersani è a Bologna per la conclusione della campagna elettorale amministrativa che vede in campo Virginio Merola (Pd) contro Manes Bernardini(Lega Nord). Un appello ai moderati a sostenere la svolta, non una minacciosa spallata ma quel “segnale chiaro” che può determinare l’inversione di tendenza della politica italiana, anche a livello nazionale. Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, chiude la campagna elettorale nel Nord Italia, dove più forte è la scommessa che punta ad espugnare la maggioranza di governo in territori roccaforte del centrodestra. Il risultato si potrà dire raggiunto “se vinciamo a Bologna e Torino al primo turno e andiamo al ballottaggio a Milano e Napoli”, scommette Bersani che guarda soprattutto a Milano, “città simbolo” della possibile riscossa. E’ lì “che è partita l’avventura di Berlusconi”, è lì che “sono quindici anni che il centrosinistra non è nemmeno andato ai ballottaggi”. E lì, oggi, “combattiamo. Per vincere”.

Che le amministrative possano portare al “rafforzamento del radicamento del Pd e dell’opposizione” è anche la sfida che lancia
Massimo D’Alema. “La maggioranza sarà battuta anche al Nord. Di questo Berlusconi dovrebbe prendere atto. Intanto – aggiunge l’ex premier – devono farlo gli italiani”. E per farlo il Pd punta anche al voto dei moderati, enfatizzando le divisioni nella maggioranza. “Ci sono elettori di centrodestra ammaccati, che vedono promesse non mantenute. A questi elettori – è l’appello di Bersani – bisogna dire che noi non minacciamo nessuno, perchè noi non colpiamo gli avversari con insulti, invettive e diffamazioni. Noi non siamo faziosi. E bisogna anche dire che da queste elezioni deve venire un segnale nazionale: non aspettiamo l’ora X, non vogliamo la spallata, ma vogliamo che da queste elezioni venga un segnale chiaro”. Il segretario del Pd attacca anche la Lega: “I piedi in quattro scarpe non li può tenere” avverte ricordando che il Carroccio “ha predicato le ronde e approvato i processi brevi. E sono in compagnia di gente che dice di fare gli abusi edilizi. Senza la Lega – continua- le leggi specialissime a favore della cricca e dei quattro ladroni di Roma non ci sarebbero state”. E’ una sfida elettorale, però, che il partito di opposizione gioca ad un tavolo in cui l’avversario ha calato sul piatto il poker d’assi del volto del premier, con la raffica di interviste, telefonate, interventi che ha moltiplicato a dismisura la presenza di Berlusconi sui media. E che rischia di non finire con il silenzio elettorale. I democrats temono ora i festeggiamenti, sabato, del Milan. E lunedì, ad urne aperte, la presenza del premier al processo Mills. “Sarebbe gravissimo se Berlusconi apparisse sui media, se le tv violassero la legge. Se l’idea è quella di un ultimo spot elettorale se ne assumeranno la responsabilità “ avverte il responsabile giustizia Andrea Orlando mentre il responsabile informazione Matteo Orfini, mette in guardia dal pericolo che “anche i programmi sportivi possano essere invasi dalla presenza di chi, fingendo di parlare di calcio, farebbe invece illegalmente campagna elettorale”.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini e il leader Udc Pier Ferdinando Casini sono a Bologna per sostenere la candidatura di Stefano Aldrovandi per il Terzo Polo: “Sono convinto che gli accordi si fanno con coloro che condividono un obiettivo”, ha esordito Fini rispondendo a chi gli chiede quali candidati il Terzo polo sosterrà ai ballottaggi. “Non ha senso – ha osservato il presidente della Camera – chiedere al Terzo polo e a Fli con chi; semmai, va chiesto per che cosa”. “La campagna elettorale amministrativa è stata infangata da atteggiamenti irresponsabili, offese, insulti, promesse impossibili da realizzare, il tutto per un pugno di voti alle spalle dei cittadini. Una pagina triste di questo bipolarismo che qualcuno si ostina a santificare, ha dichiarato Casini. “Lo dico con rammarico da bolognese, ma purtroppo Bologna dimostra che il Pdl ha appaltato l’Emilia Romagna alla Lega come già in precedenza aveva fatto con Veneto e Piemonte”, ha commentato Fini ricordando che “uno degli elementi del mio disaccordo con il Pdl era proprio questa sua sudditanza nei confronti di Bossi. Gli avvenimenti degli ultimi mesi mi hanno dato ragione”. “Mi auguro che anche a Bologna come in altre città si affermino candidati alternativi ai due schieramenti che per tante ragioni inducono gli elettori a non andare a votare. C’è – ha spiegato Fini – un’opinione pubblica stanca di una lotta politica intesa come quotidiana ordalia, come una sorta di derby permanente”. ”Il Pdl ormai è la Santanchè – ha concluso Casini – la metafora del Pdl è la Santanchè, le idee del Pdl sono quelle della Santanchè, ovvero quelle più estreme della vita politica italiana”.

Manes Bernardini, il primo candidato leghista a correre per la poltrona di sindaco di Bologna ha chiuso la sua campagna elettorale con la benedizione di Roberto Calderoli. “Siamo determinatissimi”, ha detto il giovane esponente del Carroccio, che ha preso la parola dopo il ministro. Poi, tra dagli applausi di un centinaio di sostenitori in una grande sala di un hotel, ha gridato: “Sono sicuro che vinceremo noi. Si può fare, loro hanno una grande paura e i loro comportamenti dicono tutto”. Ok alla proposta del Movimento 5 stelle di sottoporsi al test anti-droga, in caso di ballottaggio. E convinto anche nel voler “eliminare i rincari degli asili”, che ha deciso l’amministrazione commissariale di Anna Maria Cancellieri. “Di sindaci brevi – ha detto Bernardini, riferendosi a Flavio Delbono – ne abbiamo già avuto uno. Non ne vogliamo un secondo”. Per l’ultima uscita, Bernardini era scortato da Lorenzo Tomassini, esponente del Pdl, indicato come vicesindaco in caso di vittoria. Oltre a lui, del partito di Berlusconi erano presenti la deputata Anna Maria Bernini, il coordinatore cittadino Fabio Garagnani e il viceregionale,Giampaolo Bettamio. Non era presente, invece, il numero uno dell’Emilia-Romagna, Filippo Berselli.

Torino. La sfida nella città della Mole si gioca fra Piero Fassino candidato per il centrosinistra e Michele Coppola per il Pdl. Fassino si unisce agli appelli fatti nei giorni scorsi da Bersani, Vendola e Di Pietro, a dare un voto utile nelle elezioni che si svolgeranno domenica e lunedì. Con 12 candidati sindaco, 1400 aspiranti consiglieri e oltre 4000 candidati alle circoscrizioni “ci sono più di 5000 persone che chiedono un voto ai cittadini – spiega Fassino nella conferenza di fine campagna elettorale – questo può creare confusione”. “Chiedo ai cittadini di non disperdere il voto – continua Fassino – e di concentrarsi sui candidati e sulle liste che hanno effetti possibilità di essere eletti”. Fassino sottolinea che sarebbe “un voto utile prima di tutto agli elettori e alla città” perchè quanto più ci sarà un ampio consenso al primo turno “tanto più il sindaco sarà in grado di governare la città” precisa. “Non credo nell’idea di un uomo solo al comando – conclude – voglio essere il sindaco di tutti, il sindaco di una città in cui nessuno viene lasciato solo”. Durante la conferenza Fassino ha dato alcune cifre di una campagna iniziata con la sua candidatura lo scorso 19 dicembre: oltre 10mila chilometri, 1400 appuntamenti, 780 iniziative pubbliche, oltre 10mila chilometri percorsi e 500mila visitatori della sua pagina web.

Per
Michele Coppola, candidato del centrodestra a sindaco di Torino, l’obiettivo è “portare i torinesi tra 15 giorni a una scelta secca, tra il nuovo e il vecchio modo di concepire la politica”. Lo dice salendo sul bus scoperto con il quale lui ed esponenti dell’alleanza che lo sostiene (Pdl-Lega Nord-La destra) chiudono la campagna elettorale del centrodestra con un viaggio attraverso le dieci circoscrizioni cittadine che si concluderà poco prima della mezzanotte. “Io – dice – non faccio un appello al voto utile o intelligente, rivolgo un appello al voto e basta: i torinesi vadano alla urne, ogni singolo voto vale. In città sta per iniziare un nuovo ciclo”. Coppola commenta l’ultimo fatto che ha turbato la vigilia del voto, il volantino con la sua foto ma il simbolo di un altro candidato sindaco, Domenico Coppola, distribuito in un mercato di periferia. “L’episodio più volgare – dice – di cui gli autori dovrebbero vergognarsi, il modo peggiore per chiudere la campagna elettorale dopo che già all’inizio avevano tentato di distrarre l’elettorato con le liste farlocche”. Per il candidato del centrodestra comunque “c’è già una vittoria da celebrare, l’avere costretto gli avversari – dice – ad affrontare argomenti prima lasciati ai margini della discussione, su temi che riguardano la quotidianità. Il più bello attestato di stima – prosegue Michele Coppola – me l’hanno offerto quelle tante persone che mi hanno chiamato ‘il sindaco della gente. E da metà marzo a oggi – conclude – ho ricevuto oltre 10 mila segnalazioni e i ragazzi volontari del comitato hanno realizzato 7.000 interviste”.

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