venerdì 6 maggio 2011

Minetti: un posto in parlamento per far pace con Berlusconi


GIANNI BARBACETTO - ANTONELLA MASCALI

Il premier convince Nicole a licenziare l'avvocato Daria Pesce dopo l'intervista ad Annozero

L’avvocata cacciata, l’assistita in Parlamento. Daria Pesce non ha più la difesa di Nicole Minetti, accusata di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, nel processo Ruby. Minetti ha invece avuto la promessa da Silvio Berlusconi di un salto di carriera, da consigliera regionale a deputata, alla prossima tornata elettorale. Si è consumata così una svolta che promette di avere conseguenze nel processo sul caso della minorenne Karima El Mahroug.

Con una telefonata piena d’imbarazzo, Minetti ha comunicato al suo difensore di doverla revocare, benché con dispiacere. A sostituirla arriverà un legale di Rimini, ha spiegato Minetti al Corriere della Sera: “Per motivi personali preferisco orientarmi su un avvocato amico della mia famiglia da tempo”. In più la sua difesa sarà assunta anche dal professor Piermaria Corso, già legale di Silvio Scaglia nel processo Fastweb. La scelta di Nicole è arrivata dopo la memoria difensiva consegnata dall’avvocato Pesce alla procura di Milano e dopo una sua intervista al programma di Michele Santoro, Annozero.

In tv, il 21 aprile, l’avvocato Pesce era stata chiara. Aveva ribadito che la posizione processuale della sua assistita era più difficile (“Gli indizi ci sono”) per quanto riguarda il cosiddetto “capo a” dell’accusa, e cioè l’induzione e favoreggiamento della prostituzione ad Arcore delle ragazze maggiorenni. Troppe intercettazioni provano, in effetti, che
Nicole Minetti si dava da fare per convocare e “assistere” le ragazze. Per questo l’avvocato aveva pronta una strategia difensiva che non negava i fatti, non sosteneva la linea ufficiale, quella secondo cui i festini del bunga-bunga erano “serate eleganti”, ma spiegava invece i comportamenti di Minetti: una ragazza di 25 anni che dava una mano a Berlusconi per organizzare le sue serate, in quanto “compagna, donna, flirt del premier”. Daria Pesce prometteva però battaglia sul cosiddetto “capo b”, quello sulla prostituzione minorile, ovvero su Ruby: “Nicole non l’ha mai accompagnata ad Arcore, Karima non ha alcun aggancio con Minetti”. Era convinta così di fare il bene della sua assistita: puntando all’assoluzione per l’accusa più grave (quella del “capo b”), senza impegnarsi a difendere l’indifendibile.

Pesce, infatti, spiegava ad Annozero: “Noi avvocati abbiamo fatto il giuramento di difendere la persona che assistiamo. Di non venderla, né di fare pubblicità mediatica, ma di difenderla. Questo è lo scopo che ho io con Nicole Minetti”. Difenderla: anche a costo di differenziare le posizioni. Di rompere il fronte con il capo. Imperdonabile, per il capo. E anche per
Emilio Fede, che si era sentito “scaricato” dalla ragazza. Il direttore del Tg4, coimputato di Minetti e Lele Mora, era andato su tutte le furie quando l’avvocato Pesce aveva depositato, il 18 aprile, la memoria difensiva che puntava a smontare l’accusa per la sua assistita di aver indotto Ruby a prostituirsi con il presidente del Consiglio. In quel documento sono citati atti d’indagine dei magistrati milanesi che coinvolgono Fede e Mora nell’ingresso di Ruby alla corte di Arcore. Immediate le reazioni. Per Fede “è una gara a ingraziarsi la Procura”:

Minetti e Pesce “hanno bisogno di un’assistenza psichiatrica”. Il direttore del Tg4 chiama Berlusconi e gli chiede la testa di Daria Pesce. Berlusconi tergiversa per qualche giorno, ma la sera del 21 aprile riceve una nuova, allarmatissima telefonata di Fede: fuori di sé, lo avverte che sta andando in onda l’intervista ad Annozero. A questo punto, Berlusconi interviene: Minetti deve licenziare quell’avvocato. Prima di arrivare alla svolta, il presidente del Consiglio aveva tentato di “commissariare” Daria Pesce. Aveva fatto sapere a Minetti che sarebbe stato opportuno affiancarle l’avvocato
Maurizio Paniz, il deputato Pdl venuto alla ribalta grazie al noto intervento alla Camera sul presidente del Consiglio davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak.

Pesce, per nulla amata dai difensori di Berlusconi,
Niccolò Ghedini e Piero Longo, ha proseguito nel suo cammino, pronta però a farsi da parte se le avessero imposto un collega come codifensore. L’idea di incaricare Paniz è stata però accantonata, perché ritenuta troppo “sfacciata” perfino dall’entourage del presidente del Consiglio. Ora è arrivata la revoca secca. Pesce non commenta. Storico avvocato della Fininvest, fa parte dei collegi difensivi al lavoro nei processi Mediaset e Mediatrade ed è sempre stata un’ammiratrice del Cavaliere. Ammiratrice sì, dice chi la conosce bene, ma non tanto da abbracciare una linea che ritiene dannosa per un suo assistito. Stenta a riconoscere, nel Berlusconi di oggi, l’imprenditore e il politico che ha tanto ammirato fin qui.

Oggi o lunedì la Procura chiederà il rinvio a giudizio di Minetti, Fede e Mora. Poi si potrà capire quale sarà la strategia difensiva dei nuovi avvocati di Minetti, la quale comunque incassa la promessa che Berlusconi le ha fatto di un seggio alla Camera. Silvio l’ha portata in società, lunedì scorso, alla cena con gli industriali lombardi a villa Gernetto. Il “culo flaccido” che Nicole evocava in un’intercettazione, attribuendolo a Berlusconi, è ormai dimenticato.

da il Fatto quotidiano del 6 maggio 2011

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