domenica 15 maggio 2011

A Napoli partita per la premiership


AMEDEO LA MATTINA

Quasi tutta l’attenzione della campagna elettorale è stata concentrata su Milano. Ma ci sono test elettorali che per certi versi hanno un valore maggiore: quelli di Napoli, Bologna, Torino, Catanzaro. E per paradosso quello di Olbia dove si sperimenta una grande alleanza che va dal Fli di Fini fino al Sel di Vendola. Senza l’Udc, però. Certo, non c’è alcun dubbio che il voto milanese abbia un valore particolare, non foss’altro per il fatto che qui il capolista del Pdl si chiama Silvio Berlusconi. Il premier ha obiettivo di far contare 53 mila preferenze sul suo nome, come nella scorsa tornata e poter fare così una pernacchia ai suoi avversari. E un po’ anche alla Lega. Sì, perché a Milano Bossi vuole tornare ad essere un partito a due cifre, uscire dalla provincia dove tra l’altro ha presentato proprie liste autonome e contrapposte al Pdl.

A Milano la sfida Moratti Pisapia è condizionata dalla presenza del terzo polo schierato con il finiano ex forzista Manfredi Palmeri e dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo affidato al ventenne Mattia Calise. E’ quest’ultimo che potrebbe erodere una preziosa fetta di consensi al centrosinistra, soprattutto tra i più giovani. Qui si capirà se l’onda lunga del 2008 si è esaurita, se il berlusconismo è in fase di esaurimento. O se invece ha ancora la forza di affogare la sinistra e le ambizioni del Terzo Polo ancora senza identità e diviso in molte competizioni locali. Dove andranno i loro voti in caso di ballottaggio? Riusciranno al primo turno a calamitare i delusi del centrodestra, quell’elettorato che nel tre anni fa votò per Berlusconi e poi finito nel buco nero dell’astensionismo?

Se la Moratti vince al primo turno viene confermato lo stato di salute del governo, della coalizione Pdl-Lega, con tutti i suoi riequilibri interni in termini di potere. Ma è a Napoli che il Cavaliere deve vincere - al primo o al secondo turno, poco importa, e non è facile per poter dire di essere il leader nazionale, e quindi spiegare ai leghisti che senza i voti del Sud (i suoi) non si vincono le elezioni nazionali, quelle politiche. Grazie a Napoli Berlusconi può dire ancora una volta che sarà lui il candidato alla premiership del centrodestra. E non Maroni o Tremonti. Sotto il Vesuvio c’è molto altro. C’è il candidato dell’Idv De Magistris che contro Lettieri del centrodestra misura la sua presa popolare. E lo stesso Di Pietro che vorrà far valere la sua forza contrattuale nell’opposizione. Mentre proprio a Napoli il Pd in tandem al Sel di Vendola, dopo primarie disastrose, si è dovuto rivolgere l’ex prefetto antiracket Mario Morcone per mantenere il controllo di Palazzo San Giacomo.

A Bologna la Lega vuole dimostrare di essere competitiva anche fuori i suoi classici confini e consolidarsi al Nord, togliendo spazio al Pdl. La sfilata di leader come Casini, Fini, Bersani, Prodi, Calderoli hanno tolto la scena sia a
Virginio Merola (Pd) che a Manes Bernardini (il candidato del Carroccio). E poi c’è il Terzo polo, che qui ha una lista unitaria e potrebbe essere, con il suo candidato Stefano Aldrovandi, il peso che fa pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Ma già andare al ballottaggio per il Pd è una mezza sconfitta, in un momento politico in cui l’opposizione dovrebbe avere il vento in poppa a cominciare dalle sue roccaforti.

Stesso discorso a Torino. Qui se Fassino fosse costretto al ballottaggio sarebbe un brutto segnale per la sinistra riformista. I voti della lista Grillo possono mandare il candidato del centrodestra Michele Coppola al secondo turno. Sarebbe il segnale che la vittoria di Cota alle regionali ha avuto un seguito sul capoluogo. Un altro segnale di forza per Berlusconi e Bossi in una realtà finora inespugnata, mentre a Milano una vittoria sarebbe una riconferma.

Non solo Milano, dunque. Al Sud il partito di Casini sta quasi ovunque dentro un’alleanza di centrodestra. A Catanzaro Pdl e centristi viaggiano compatti intorno alla candidatura del deputato
Michele Traversa, contro il giovane ventisettenne Salvatore Scalzo (Pd). Il Fli invece sostiene l’avvocato Luigi Ciambrone. Fini e Casini divisi anche a Cagliari. Qui il terzo incomodo è sempre un finiano, Ignazio Artizzu, in corsa solitaria dopo il veto posto dal centrodestra. Dovrebbe farcela, almeno sulla carta, Massimo Fantola (Pdl), ma il suo avversario è molto aggressivo ed ha recuperato molto consenso in città. Si chiama Massimo Zedda, è un giovane esponente di Sel, vincitore a sorpresa delle primarie dove sono affondati i big del Pd. E’ un altro caso come quello di Milano.

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