mercoledì 25 maggio 2011

Perché Bossi ritorna alla pernacchia


MARCELLO SORGI

Nei giorni in cui Gianantonio Stella e Sergio Rizzo danno alle stampe un nuovo libro che raccoglie le più recenti e più pesanti battute di Berlusconi, spesso al limite del cattivo gusto, e ne illustra il degrado progressivo del linguaggio, bisognerà pur riflettere sul ritorno di Bossi alla pernacchia. La prima - ma chi lo conosce e lo segue da vicino assicura che non fosse affatto la prima - l'ha riservata qualche giorno fa al governatore della Lombardia Formigoni, formalmente un alleato anche se è arcinoto che non si possono patire. Formigoni, in una successiva intervista, ha assicurato che non intendeva replicare. La seconda, ieri, ai giornalisti che gli chiedevano dei referendum, sui quali il leader leghista non si era ancora pronunciato e dei quali ha detto in sostanza che erano colpa di Berlusconi, che non è riuscito per tempo a fare una legge sull'acqua.

Ora, chi appunto segue Bossi da più tempo assicura che un certo ricorso alle volgarità, alla gestualità oscena, al turpiloquio, non è una novità per il Senatur, convinto, probabilmente, anche se non esistono prove scientifiche, che questo linguaggio lo avvicini di più al suo elettorato. Bastino, come precedenti, il celodurismo, il gesto dell'ombrello rivolto già quasi vent'anni fa alla Boniver, e dopo la malattia che lo ha spinto, gioco forza, a misurare le parole, proprio le pernacchie. Dalle quali, spiega chi è più avvezzo a far previsioni in materia di Lega, non necessariamente si devono ricavare conclusioni affrettate su eventuali mutamenti di strategia di Bossi.

Stanchezza per una campagna elettorale durissima, consapevolezza, forse, che il risultato di Milano è ormai compromesso, preoccupazione per il calo della Lega al Nord, difficoltà di recuperare voti da un elettorato che, basta ascoltare Radio Padania, protesta per l'alleanza con Berlusconi rivelatasi deludente rispetto ai veri obiettivi della Lega: questo è in sostanza quel che frulla per la testa del Senatur, che tuttavia ha già fatto capire ai suoi che anche in caso di nuova sconfitta del centrodestra ai ballottaggi il Carroccio non ne trarrà conseguenze affrettate. Se ne ricava che Bossi non ha deciso, seppure non lo ha escluso, di fare una pernacchia anche a Berlusconi. Ma nel caso, per niente improbabile, in cui dovesse risolversi a fargliela nel prossimo futuro, di qui alle prossime elezioni politiche, a cui è più che possibile che la Lega decida di andare da sola, si può star certi che ci arriverà preparato.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

MAVALA', direbbe l'avv. Ghedini. A mio giudizio Umberto Bossi è la personificazione, l'emblema, l'icona del terribile degrado (morale, etico, sociale, culturale) in cui versa versa il popolo leghista, compresi gli esponenti che hanno mandato in Parlamento. Non parla più bene, dunque si esprime a pernacchie! MAVALA', dico ancora, dovrebbe essere ad esser spernacchiato, dovremmo essere noi gente perbene, onesta, laboriosa, generosa, altruista a spernacchiarlo.
Mi domando com'è possibile che un diplomato per corrispondenza di Radio Scuola Elettra sia assurto ai fasti della politica nazionale, e con lui una vasta, variopinta, variegata congrega di dentisti e affini. Non ho una risposta e resto profondamente sconsolato. Allora m i domando:l'abbiamo raschiato il fondo del barile o questo è un barile, come il pozzo di San Patrizio, senza fondo? Non lo so, pare proprio di si e di no.