A Milano il centrosinistra avanti di oltre sei punti E alle ore 18 scoppia la festa al comitato elettorale
di Gianni Barbacetto e Davide Vecchi
Lo sconfitto a Milano si chiama Silvio Berlusconi. Aveva chiesto il referendum sulla sua persona, trasformando il voto per il sindaco in uno scontro tutto politico. Anzi, in un giudizio di Dio. “O me o i giudici”, aveva detto, sovrapponendo la sua faccia a quella di Letizia Moratti, candidata debole a caccia del suo secondo mandato. Obiettivo dichiarato – riconferma al primo turno: fallito. Obiettivo realistico – ballottaggio partendo da una posizione di forza: fallito.
Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra unito, fa il miracolo che nessuno osava sperare neppure tra i suoi sostenitori: a circa metà dei seggi scrutinati, batte Letizia Moratti, la supera di ben sei punti,
“MILANO STA cambiando davvero”, dice commosso il candidato. Il referendum, alla fine, Berlusconi l’ha perso e Pisapia l’ha vinto. Lui parla poco. Si fa vedere in teatro alle 19.10, poi alle 20.30. Due interventi brevi. “Ringrazio tutti”, ripete. Ma anche volendo, non potrebbe parlare: i mille e più sostenitori presenti applaudono, battono i piedi, scandiscono in coro “Giuliano sindaco, Giuliano sindaco”. Quando gli altoparlanti diffondono un dato che dà Pisapia al 48 per cento, partono i cori: “Sindaco subito”. Qualcuno scherza, molte le battute su Roberto Formigoni che è andato a votare indossando una maglietta di Paperino e sulla Moratti mamma di Batman. Ma la battuta più rapida a diffondersi è: “Attenti, mettete le macchine in garage”, riferita al Pisapia “ladro d’auto”. Risate liberatorie dopo tanta tensione e un po’ di rabbia.
Il clima è quello di una festa di popolo, di gente che non si conosce e si abbraccia. L’Elfo-Puccini è gremito già alle 18. Centinaia di persone costrette fuori dalla sala riempiono la grande galleria davanti al teatro e dilagano verso corso Buenos Aires, bloccano il traffico, cantano “Chi non salta Moratti è”, sventolano bandiere arancioni (il colore scelto dal candidato del centrosinistra). Anche gli agenti delle forze dell’ordine sorridono tranquilli: è una festa.
IL SUO EX avversario alle primarie, Stefano Boeri, gli sta a fianco e commenta: “Si sta profilando un grande risultato a Milano, grazie al successo di Giuliano Pisapia. Una giunta di basso profilo rischia fra quindici giorni di perdere il suo potere arrogante e affarista. Merito di questo risultato straordinario va ai milanesi che hanno fatto cambiare il vento nel nostro Paese, alla forza di un voto cattolico che ha spinto per il cambiamento , alla grande capacità e intelligenza politica di Giuliano Pisapia nel guidare un’ampia e coesa coalizione e a un Partito democratico che ha raggiunto un risultato di grande rilievo. Con questo voto, Milano esce dalla Padania e torna nel mondo”.
Fallito del tutto il tentativo di Letizia Moratti, negli ultimi giorni, di assecondare la furia di Berlusconi e drammatizzare la campagna elettorale. Ci ha provato con il controproducente affondo in zona Cesarini nel faccia a faccia su Sky, in cui ha dato a Pisapia del ladro d’auto e dell’amico di terroristi, citando maldestramente una sentenza di primo grado e dimenticando l’assoluzione definitiva per non aver commesso il fatto. Il volto tranquillo, i toni misurati di Giuliano il calmo hanno alla fine trionfato.
L’incredibile pomeriggio che ha cambiato il clima di Milano era cominciato alle 15. Appena chiuse le urne, era arrivato il primo “intention poll” per Sky: Letizia Moratti al 47,5 per cento, Giuliano Pisapia al 43. È un primo segnale che il sindaco uscente difficilmente otterrà una vittoria al primo turno. Ma un’ora dopo, alle 16, arrivano i primi dati del sondaggio Piepoli per Telenorba: Pisapia, con il 44,4 per cento, è davanti a Moratti, ferma al 44,1. Alle 16.15 arriva la prima proiezione su dati reali (su un campione ancora solo del 5 per cento), realizzata da Ipr Marketing per
UN RICONOSCIMENTO, alla fine, arriva da un grande vecchio della Milano riformista, Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia: “Che da Milano potesse partire la slavina io lo sapevo e l’avevo detto. Qui è saltato il tappo.
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