di Fabrizio d’Esposito
Le due Concite. Nel senso di De Gregorio, direttore uscente dell’Unità. La prima è di sabato 18 giugno. Poche ore prima che uscisse la nota congiunta di Renato Soru, editore del quotidiano, e della stessa De Gregorio sulla fine del loro rapporto di lavoro. Una settimana fa, dunque, il direttore dell’Unità scrive per smentire proprio le voci di un suo addio imminente, amplificate da Dagospia. Titolo: “La verità e il fango”. La De Gregorio è molto spigolosa e non risparmia neppure il Pd: “Abbiamo parlato a mondi diversi e sconosciuti ai giornali e alle segreterie di partito, abbiamo avuto risposta. È a loro che mi rivolgo oggi. Questo giornale è vostro, finché io sarò qui sarà il luogo aperto del confronto”. Il finale è morettiano, per la serie “non perdiamoci di vista”: “Ci sarà sempre un posto dove trovarsi, sapremo sempre come e dove far valere i nostri diritti”.
LA DE GREGORIO BIS è arrivata ieri. Con toni più distesi e un articolo più ampio, senza la fotina da direttore. A giochi praticamente fatti (dal primo luglio s’insedia Claudio Sardo, firma del Messaggero che piace a Bersani), da Barcellona la De Gregorio, scelta da Veltroni nel 2008, tira un bilancio di “tre anni vissuti con passione e impegno” e a sorpresa fa un elenco lungo e puntuale degli esponenti di “tutte le componenti del partito” che hanno “trovato costante spazio qui”. Un tono ecumenico, inclusivo, tipico della narrazione veltroniana , e che raggiunge l’apice nella descrizione dei messaggi ricevuti: “Un’ondata di affetto che ci ha travolti fatta di messaggi, video, link su youtube, lettere di carta, persino telegrammi come si usava una volta, disegni di bambini, post su Facebook e poesie”.
Qual è il senso, allora, delle due Concite?
“Un senso politico”, rispondono in ordine sparso dal Pd, a microfoni spenti. Del resto, di un seggio in Parlamento per la De Gregorio si parla da tempo. Col Pd, ma anche con l’Italia dei valori, che la corteggia con insistenza. Tutto qui? No, forse.
L’indiscrezione che rimbalza in modo clamoroso dopo l’editoriale di ieri è di una sua candidatura alle primarie. Nelle logiche di partito, una mossa che viene intestata al suo mentore Walter Veltroni per contrastare l’ascesa di Pier Luigi Bersani. Cinicamente, un parlamentare informato del Pd la spiega così: “Veltroni ci ha provato prima con Saviano poi ha fatto da sponda a Renzi. Adesso potrebbe essere benissimo il turno di Concita”. Concita che si alza in volo sul regime in macerie grazie al vento nuovo che spira dopo Milano e Napoli. La filosofa Roberta De Monticelli le ha già scritto una lettera aperta, destinata (forse) alla pubblicazione sull’Unità. Al Fatto dice: “Le ho chiesto di candidarsi per la leadership del centrosinistra. Questo vento ha riacceso tante speranze nella società civile che lei può interpretare con grazia, pacatezza, lucidità, capacità d’eloquio. Ha tutte le qualità giuste. La De Gregorio con i suoi scritti ha saputo suscitare entusiasmo tra i giovani”. Dal veltronismo ai nuovi movimenti. Altro amico della De Gregorio è il rottamatore Pippo Civati: “Concita è un’energia straordinaria per il centrosinistra. Ma deciderà lei in che modo”. Ancora, Ivan Scalfarotto: “Per il momento è un’ipotesi che leggo più che altro su Facebook. Ma che diventi una cosa seria davvero non ci credo”. Interpellati, vari veltroniani ortodossi classificano l’indiscrezione a “ipotesi remota del quinto tipo”. Quel che è certo è che “Walter sa che non tutto il partito si riconosce in Bersani e qualcosa farà, ma adesso è presto”.
LA RICERCA del famigerato “papa straniero” del centrosinistra potrebbe quindi benissimo condurre a una papessa. Chi ha parlato con la De Gregorio in queste ore (il Fatto ha provato a contattarla invano, ma il telefonino ha la segreteria che scatta), racconta che lei è “a Barcellona dalla madre, scrive e riflette”. Il suo addio al quotidiano fondato da Antonio Gramsci è previsto tra una settimana e forse la De Gregorio darà qualche indicazione in più sul “posto dove trovarsi”. Era il 20 maggio del 2008, quando l’allora segretario del Pd Veltroni in un’intervista sulla “grande forza riformista del 34 per cento” rivelò che gli sarebbe piaciuto portare una “donna alla direzione dell’Unità”. Tre anni dopo, i ruoli si potrebbero invertire: magari la De Gregorio candidato-premier potrebbe nominare Veltroni all’Unità. Questo è un Paese di nemesi impensabili.
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