Bersani: “Da mesi lavoriamo all’alternativa”
di Wanda Marra
Primarie con Bersani, Vendola e Di Pietro? “Ma che ne so”.
È l’ultima battuta, in tono insofferente e sbrigativo, del segretario mentre esce dalla conferenza stampa convocata dopo la direzione nazionale del Pd nella sede di S. Andrea delle Fratte.
La stessa insofferenza che ha mostrato a chiunque abbia provato a porgli la questione Di Pietro. Nella direzione non ne ha parlato praticamente nessuno.
La linea, d’altra parte, l’aveva data lo stesso Bersani che mercoledì, dopo l’attacco del leader dell’Idv in aula (“Se c’è un partito di maggioranza nell’opposizione convochi al più presto un incontro per decidere il da farsi”) e la chiacchierata con Berlusconi sotto gli occhi di tutti, l’aveva gelato: “Di riunioni ne faremo quante vogliamo”.
Stesso muro opposto alla vera e propria offensiva mediatica di Tonino. Che ha provato, infatti, a rilanciare il guanto di sfida con ben quattro interviste (una al Manifesto giovedì, 3, una su
Oltre a considerazioni varie su Berlusconi (“se porta in Parlamento riforme vere le sosterrò”) e a puntualizzazioni sulla sua collocazione politica (“Siamo una realtà liberaldemocratica che vuole dialogare con la sinistra ma non essere ghettizzati ideologicamente a sinistra”).
Dunque, di fronte a tutto questo agitarsi del leader dell’Idv con almeno un paio di evidenti obiettivi (conquistare i voti a destra e contare nell’alleanza), la scelta dei Democratici è stata il silenzio.
Meglio non dargli troppa importanza, si ragiona dalle parti del via del Nazareno. Anche se il rischio che il partito si trovi schiacciato da Vendola a sinistra e Di Pietro a destra - esiste. Però, nel dubbio di quali scelte fare, meglio rimandare il problema. Anche perché evidentemente le elezioni non sembrano proprio alle porte.
D’altra parte, quello di Tonino alla Camera “è stato un affronto volgare”, commenta il vicecapogruppo in Senato, Luigi Zanda. Caustico Beppe Fioroni: “Di Pietro annusa l’aria e dà una risposta, più che a un problema politico di carattere generale, ad un problema di prospettiva del proprio modo di essere”. Mentre Follini, evidentemente da destra, dichiara: “Premesso che non sono un fan di Antonio Di Pietro, preferisco l'eccesso di prudenza di oggi agli eccessi di prima”.
La direzione dunque esorcizza la questione. E Bersani, in conferenza stampa, la liquida, accennando ai continui contatti in corso con il leader dell’Idv. “Da mesi, anzi forse da un anno lavoriamo su un progetto di alternativa”, ricorda. Dunque, “Di Pietro sa che dieci giorni fa ci siamo accordati con le forze di centrosinistra per meccanismi di confronto su temi programmatici”. Allora, “problemi zero a discutere su temi programmatici. Se poi ci sono altri problemi non saprei quali possono essere”.
Bersani non nasconde un moto di impazienza sui tempi. “Lasciateli decidere un po’ a noi, non esiste un codice per tempi, modi e forme, ma arriveremo in tempo”.
Quello di ieri, dunque, è rimasto quello che doveva essere in origine: un incontro sulla natura e l’organizzazione del partito. Un percorso che durerà da ora fino alla Conferenza nazionale prevista per ottobre - novembre. Primo punto, le primarie, “fondamentali e preziose”, secondo Bersani. L’idea è quella di lasciarle aperte, magari con un albo degli elettori, per le cariche dal sindaco al premier e di limitarle invece agli iscritti per quanto riguarda gli incarichi interni, di partito. Sembra per ora tramontata l’idea di consultazioni per scegliere i parlamentari (come ha detto Franceschini nel suo intervento). Questa la proposta di partenza, poi si vedrà strada facendo. Tra l’altro, tecnicamente per fare le consultazioni di coalizione bisognerebbe cambiare lo statuto (che ora prevede che il segretario è automaticamente candidato leader). Da notare che nessuno - neanche i dalemiani - ha preso la parola per mettere in discussione le primarie e che la relazione del segretario è andata bene a tutti, da Parisi ai veltroniani: “Le primarie vanno messe in sicurezza: lo strumento migliore per farlo è quello di iscriverle in una legge che valga per tutti i partiti”, ha chiosato Tonini. Il segretario rilancia anche sulla riforma elettoral: tornare a votare con il “porcellum” sarebbe un disastro.
2 commenti:
Ecco perché io NON voterò MAI il PD, come non l'ho mai votato prima. Mi fanno pena!
Idem!
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