martedì 14 giugno 2011

BRUBAKER

Brubaker è un film del 1980 diretto da Stuart Rosenberg

È una delle opere simbolo del cinema dell'impegno sociale, appartenente a quella irripetibile stagione degli anni settanta, in cui vigeva la consapevolezza che "tutto e' politico", ed in cui ogni azione era intrisa di speranza in un radicale cambiamento. Redford è formidabile, certamente nei suoi anni migliori ed all'apice della sua lunga stagione di combattivo radical. È dell'anno precedente, infatti, quel Il cavaliere elettrico, che è realmente anch'esso, come ebbe a dire Irene Bignardi a proposito di Tutti gli uomini del Presidente, "uno dei film simbolo dei migliori anni delle nostre vite".

Henry Brubaker è un criminologo riformista ed ex capitano dell'esercito, al quale viene affidato il compito di dirigere il penitenziario di Wakefield, un carcere dove non sono previste guardie carcerarie e dove l'ordine interno è mantenuto da detenuti cosiddetti "affidabili". Al fine di rendersi conto delle reali problematiche dell'istituzione egli si introduce nel carcere fingendosi, per alcuni giorni, detenuto egli stesso scoprendo le drammatiche condizioni in cui i carcerati vengono a trovarsi: le violenze fisiche e psicologiche, i continui soprusi, lo sfruttamento cui essi sono costantemente sottoposti dai commercianti della città e, non di rado, la morte.

Una volta svelata la sua identità, inizia un'azione di radicale cambiamento della vita all'interno della prigione, cercando di eliminarne le ingiustizie e scontrandosi con i corrotti membri del comitato per la gestione del penitenziario. Nella sua opera il nuovo direttore viene sostenuto da Lillian, la donna che lo ha voluto alla guida di Wakefield, ma il suo sostegno viene meno nel momento in cui lo scontro con la burocrazia e soprattutto con la politica non emerge in tutta la sua sostanza quando egli si rifiuta di fermare lo scavo in un campo dove sono stati seppelliti dei detenuti trucidati all'interno del carcere. Memorabile e paradigmatica è, a tal proposito, la frase di Redford-Brubaker in risposta all'accusa, da lei rivoltagli, di andarsene sempre sconsolato, quando vede che non è in grado di modificare lo stato delle cose: "Perché è di omicidi che si sta parlando là dentro. Se li metti a tacere, come fai a spiegare a quegli uomini il motivo per cui sono rinchiusi? Per me esiste un peso e una misura!".

Un'altra figura fondamentale del film è quella di Dickie, detenuto appartenente agli affidabili che all'inizio si mostra scettico nei confronti del nuovo direttore, ma lentamente si rende conto del grande valore del suo operato, fino a rendergli completo tributo, al momento in cui egli, appena rimosso dall'incarico, si appresta a partire, con queste parole: "Hey Brubaker! Bisogna che le dica una cosa: aveva ragione!". La frase scatena un applauso ritmato, rivolto verso di lui che lentamente coinvolge tutti i detenuti e che rappresenta la vera vittoria di Brubaker; egli, infatti, non è riuscito a portare a termine la sua azione di riforma, ma ha inciso profondamente nelle coscienze di quegli uomini tanto che sarà proprio Dickie a portare avanti le idee apprese dal criminologo riformista, trasformandole in azione concreta facendosi promotore di un'azione legale per modificare le condizioni di vita all'interno di Wakefield.

5 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Il mio editore mi ha paragonato a questo personaggio televisivo, interpretato di un Robert Redford in forma smagliante. Io non mi ci sono visto, pur lusingato del paragone. Non mi dispiacerebbe (anzi mi farebbe molto piacere, non dispiacere) che coloro che hanno letto il mio libro e seguono questo mio blog, dicano la propria opinione.

Francy274 ha detto...

Ehi...Brubaker-Luigi...ha ragione il Tuo Amico :))
Robert Redford, fan sfegatata di questo artista fin da giovanissima, ho visto quasi tutti i suoi film, fra cui Brubaker :)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Quindi tu ritieni vi sia una qualche attinenza? Ma non scherziamo!

Francy274 ha detto...

Luigi, da ciò che ho letto in "la mia vita dentro", direi di si. Pure l'ostruzionismo al direttore non manca. A meno che Tu non abbia inventato tutto, ma riferimenti a persone, eventi e date storiche confermano la veridicità dell'intero libro. Non mancano la correttezza morale e la forte personalità dell'autore. Più Brubaker di così... dimmi Tu!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Più che inventato (tutto vero), semmai vi sono delle dimenticanze, dovute al fatto che il libro è nato per caso, non in base ad un progetto editoriale, sul filo della memoria.In caso, grazie Francesca.