martedì 14 giugno 2011

Legittimo impedimento: ecco cosa succede adesso

PAOLO COLONNELLO

Nei fatti, adesso che il referendum ha abrogato anche l'ultimo residuo della legge sul legittimo impedimento varata dal governo il 7 aprile del 2010, ai processi di Silvio Berlusconi non cambierà assolutamente nulla.

Da una parte perché tra i vari collegi giudicanti e le difese è stato trovato da tempo un «gentlemen agreement» che ha stabilito a priori un calendario delle udienze "irrinunciabili" nelle quali le difese si sono impegnate a non bloccare lo svolgimento delle stesse anche a fronte di eventuali legittimi impedimenti o assenze del Premier (come è accaduto ieri, per esempio, al processo per i diritti tivù Mediaset); dall’altra perché la sentenza della Corte Costituzionale del gennaio scorso aveva in pratica già svuotato la legge abrogata ieri, bocciandola nelle sue parti più rilevanti come quella dell’insindacabilità da parte della magistratura sull’autocertificazione di Palazzo Chigi.

In vita rimaneva soltanto la possibilità di far valere, tra i vari motivi «d'impedimento», quelli previsti dal comma 1 della legge, ovvero «il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi e dai regolamenti» nonché le funzioni «coessenziali» dei vari impegni di un Presidente del Consiglio. Per capirsi meglio: l'inaugurazione di un ponte o di un palazzo o la presenza a una cerimonia di qualsiasi natura, avrebbero finora potuto rientrare tra i motivi di un legittimo impedimento da avanzare in aula. Da oggi questo non sarà più possibile.

Bisogna riconoscere comunque, che dopo la decisione della Consulta, che aveva consentito la ripresa dei vari processi dalla fine di febbraio, le difese del Cavaliere non avevano mai fatto ricorso alla nuova legge, limitandosi a chiedere l'attuazione delle vecchie norme che ovviamente rimangono in vita e consentono al Presidente del Consiglio, in caso d'improrogabili impegni di governo, di non partecipare alle udienze che lo riguardano chiedendone perfino il rinvio. Nell’ambito insomma del normale esercizio del diritto di difesa che prevede per le parti, ovvero avvocati e magistrati, potere esecutivo e giudiziario, "una leale collaborazione" così come raccomandato più volte dalla Consulta. Che significa non abusare dei propri privilegi da parte di esponenti del governo o parlamentari e contemperare i propri impegni con quelli degli illustri imputati da parte del collegio giudicante o del pm. A maggior ragione, la natura del voto referendario di ieri può leggersi come squisitamente politica, il segnale cioè che il Paese è contrario alle cosiddette "leggi ad personam".

Ieri comunque gli avvocati
Niccolò Ghedini e Piero Longo apparivano ben poco colpiti dall'esito referendario che affondava definitivamente una legge da loro stessi voluta e che avevano già dato per persa dopo la sostanziale bocciatura della Consulta. Sembra di capire che i legali ormai non ragionino più in termini «politici», cioè valutando le ripercussioni d'immagine e di consenso per eventuali condanne del Premier, ma in termini sempre più pratici e personali. Con una strategia che miri cioè a salvare concretamente e senza danni «l'uomo» Silvio Berlusconi dai suoi numerosi processi. Fermo restando che l'unico vero danno inevitabile sarà la decisione della Corte d'Appello sul risarcimento milionario alla Cir di De Benedetti per lo «scippo» del «Lodo Mondadori», rimangono da stabilire a questo punto pesi e contrappesi dei tempi di prescrizione dei vari processi penali.

Il più insidioso, per la natura del reato di corruzione in atti giudiziari e per il precedente di una sentenza passata in giudicato del coimputato, ovvero il processo Mills, dovrebbe cadere in prescrizione nel gennaio 2012. Non è escluso che si arrivi a una sentenza di primo grado in ottobre, ma nessuna Cassazione farebbe in tempo a confermarla. Il processo Mediaset diritti tivù invece si prescrive nel 2014 ma qui al massimo, ragionano gli avvocati, ci potrà essere una condanna di tipo fiscale. Idem, e con minori danni, per Mediatrade. Rimane il
processo Ruby, di cui stamattina si svolgerà una nuova udienza con le repliche del pm Ilda Boccassini alle eccezioni delle difese: un disastro dal punto di vista dell’immagine. Ma per i legali rimane comunque una partita ancora tutta da giocare. I cui esiti non sono ancora scontati.

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