sabato 11 giugno 2011

Si fa presto a dire Masaniello

di Marco Travaglio

L'ex-senatore Pd Polito non si dà pace: non sopporta che a Napoli De Magistris sia sostenuto da tutto lo schieramento di centrosinistra. E lo accusa di ogni possibile malefatta. Che in realtà non ha mai commesso

(26 maggio 2011)

Antonio Polito non si dà pace. E, intendiamoci, ne avrebbe di che. Ha fondato e affondato "Il Riformista", che ha sempre veleggiato su una manciata di copie polverizzando vagonate di milioni (in parte della famiglia Angelucci, in parte di noi contribuenti). Fu anche senatore della Margherita nel 2006-2008, senza lasciare traccia del suo passaggio se non per la proposta di una commissione d'inchiesta sulle intercettazioni ("il rischio più grave che corre l'Italia dai tempi delle leggi speciali del fascismo") e di una riforma per "limitare lo strumento investigativo in mano ai pm" e "sanzionare i giornali che pubblicano telefonate": una trovata che raccolse subito la firma di Marcello Dell'Utri.

Ma non è per questi strepitosi insuccessi che Polito non si dà pace. Anzi, vi ha costruito un carrierone di ubiquo opinionista tv e di editorialista del "Corriere della sera". In quest'ultima veste, non passa giorno senza che si disperi in interminabili colate di piombo sul destino cinico e baro che, complici gli elettori, ha portato Luigi de Magistris al ballottaggio nella sua Napoli. Nell'ex pm Polito vede la reincarnazione di Masaniello e vorrebbe che nessun partito del centrosinistra lo sostenesse, spianando la strada al berlusconiano e cosentiniano Gianni Lettieri (la cui campagna elettorale è affidata al suo ex socio-editore Claudio Velardi). Invece, sventuratamente, anche il suo ex faro Massimo D'Alema invita a votare De Magistris.

La sinistra, avverte Polito sul "Corriere", dovrebbe "lasciar fuori i processi dalle elezioni", cioè mollare un ex magistrato progressista a vantaggio di un imputato del Pdl (Lettieri è sotto processo a Salerno per truffa e falso col sindaco Pd Vincenzo De Luca). Invece una malsana "sindrome di Stoccolma ha preso a Napoli tutte le vittime di De Magistris, trasformandole in suoi supporter". Fra i contagiati ci sarebbe persino "Mastella, che da quella inquisizione (l'indagine Why Not, ndr.) fu politicamente fatto fuori (insieme al governo Prodi di cui faceva parte) e non se l'è sentita di schierare i suoi 10 mila voti contro il candidato dell'Idv", ma "si è rifugiato nella finte neutralità del Terzo Polo che invece pende sottobanco dalla parte del nuovo Masaniello".


Qualcuno dovrebbe informare Polito che Mastella non fu fatto politicamente fuori da nessuno, visto che è felicemente eurodeputato del Pdl. Quanto alla caduta del governo Prodi (gennaio 2008), Why Not non c'entra nulla: Prodi e Mastella erano stati indagati a Catanzaro l'anno prima, e l'unico "fatto fuori" per quell'indagine fu De Magistris a opera del Csm; fu semmai l'inchiesta di Santa Maria Capua Vetere sulla famiglia Mastella che fu presa a pretesto da Clemente per rovesciare il governo e tornare all'ovile di Arcore (inchiesta talmente solida da aver prodotto a Napoli una raffica di rinvii a giudizio). Tra le vittime della pericolosa sindrome, l'affranto Polito iscrive anche Umberto Ranieri, consigliere di Napolitano, che ora "osanna il magistrato che insultò il capo dello Stato, reo di essere provvidenzialmente intervenuto a metter fine all'indecorosa lite tra le procure di Catanzaro e di Salerno, accesa proprio dall'ex pm con le sue accuse ai colleghi!". Qualcuno dovrebbe avvertire Polito che De Magistris non ha mai insultato il capo dello Stato: si limitò a chiedere spiegazioni per quell'intervento a gamba tesa non su una "lite tra procure", ma su una doverosa indagine della Procura di Salerno sulle gravi deviazioni di alcuni alti magistrati calabresi: indagine poi approdata anch'essa a una raffica di rinvii a giudizio per corruzione giudiziaria.

Ciò che però toglie letteralmente il sonno a Polito è la sua Napoli, che - scrive in dolce stil novo - "sembra adorare l'afrore che emana dal corpo mistico dell'ex pm". Si spera che il popolo napoletano prenda buona nota e, in extremis, si lasci trasportare dall'olezzo di lavanda che promana dal clan Cosentino. Del resto, in fatto di oroscopi elettorali, Polito è un mago. Nel 2004, alla vigilia delle regionali in Puglia, oracolò: "Se vince Vendola, mi faccio monaco". Un rabdomante.

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