I primi due appaiono sul costone che fronteggia il museo archeologico, cuore del cantiere della LTF, quando mancano pochi minuti a mezzogiorno. Sono vestiti di nero, hanno il volto mascherato da sciarpe. Respirano attraverso maschere antigas a doppio filtro, più efficaci di quelle di polizia e carabinieri. Sono armati di fionde antiche, come quella del biblico Davide riesumata dall'Intifada, ma di sorprendente gittata.
Pochi minuti dopo sono centinaia. Si proteggono con caschi da muratori o da motociclista e con corazze da motocrossisti. La loro comparsa è annunciata dal gracchiare delle radio dei carabinieri dei Cacciatori di Sardegna che pattugliano i boschi e hanno trovato decine di depositi di armi improprie celati tra gli alberi. "Ci sono i black bloc" avverte la centrale. Calano dalla montagna, molti hanno passato la notte a Ramats e ora scendono di corsa i sentieri tra gli alberi verso il sito archeologico. Non hanno intenzione di assediare il cantiere della Maddalena, vogliono forzare la recinzione del cantiere (800 metri di filo spinato e muretti New Jersey) e soprattutto vogliono andare allo scontro con le forze dell'ordine.
Lanciano anche bottiglie piene di ammoniaca e bombe carta imbottite di bulloni. Colpiscono e si ritirano nei boschi, secondo una tattica studiata con cura, perché tra gli alberi i plotoni antisommossa non riescono a seguirli.
Sono i discendenti degli Autonomen tedeschi che negli anni di piombo manifestavano a favore della Raf e degli anarchici di Seattle '99, gli stessi che due anni dopo devastarono
In tutto il pomeriggio, con i loro ripetuti assalti, riescono a ferire 188 tra carabinieri, poliziotti e finanzieri, alcuni dei quali gravemente. Catturano anche un carabiniere rimasto isolato dopo una carica e lo derubano della pistola che sarà recuperata qualche ora dopo.
Le forze dell'ordine riescono a bloccarne cinque: il primo è un ragazzo di Pescara, gravita nei centri sociali abruzzesi, è ferito al volto e non ce l'ha fatta a ritirarsi tra gli alberi. Viene curato e indagato a piede libero per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale. Gli altri quattro sono un meccanico di Maranello, un disoccupato di Venezia, un fattorino di Modena e una studente di Parma che milita in un collettivo universitario. Per loro c'è l'arresto, sono stati presi mentre lanciavano biglie e pietre contro i plotoni. Per evitare gli agguati dei loro compagni la polizia li porta al commissariato di Bardonecchia a bordo di un'ambulanza. "Non c'entrano nulla con
Presenze che sono il frutto degli appelli lanciati nei giorni dai diversi siti No-Tav, in gran parte gestiti da militanti dei centri sociali come Askatasuna, la più importante formazione autonoma di Torino. "Sono riusciti a richiamare in Val di Susa le frange più violente d'Europa", ammettono carabinieri e polizia.
(04 luglio 2011)
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