Un altro giorno, un'altra scossa. Anche ieri il premio di rischio che i titoli di Stato italiani devono pagare per trovare dei compratori sul mercato è salito e ormai viaggia ai livelli più alti da ben prima che partisse l'euro. Più che i record, colpisce la dinamica dello smottamento: dall'inizio di luglio il differenziale (o spread) con
È stato un luglio orribile, che per certi versi ricorda quello nel '92 da cui speravamo di esserci vaccinati per sempre. Come allora, si rincorrono le voci e le accuse alle banche straniere, a quei tempi Goldman Sachs, oggi Deutsche Bank. Come allora, l'Italia è finita al centro di una «tempesta di opinione» internazionale in cui la difficoltà del governo e la sfiducia degli investitori si alimentano a vicenda.
Eppure le analogie finiscono qua. Diversamente dal '92 l'Italia non può svalutare per dare subito ossigeno all'export e all'occupazione. Non può farlo, anche se ormai è chiaro che occorre evitare a tutti i costi un altro mese orribile come questo. In agosto il Tesoro ha cancellato le aste dei Btp, ma a settembre dovrà tornare a raccogliere i prestiti che servono al Paese per funzionare ogni giorno: per allora servono condizioni sostenibili. Sperare che la situazione si calmi da sé, che arrivi l'Europa a toglierci dai guai oppure prendersela con la speculazione non serve più a molto.
Ai mercati è difficile che l'Italia possa dettare le condizioni avendo costantemente bisogno di prestiti per 1.900 miliardi. Quanto all'Europa, il nuovo fondo salvataggi non sarà operativo prima di fine settembre (a essere ottimisti) e
In realtà neanche la manovra è bastata a rassicurare i mercati e per molti aspetti la situazione sta diventando simile a quella della Spagna di qualche mese fa. Anche lì le parti sociali hanno messo sotto pressione il governo, come da noi questa settimana. Alla fine Zapatero ha affrontato le vacche sacre delle riforme che servono alla Spagna: lo ha fatto per coraggio o perché non aveva scelta, ma così si è tolto dalla scia dei Paesi più in difficoltà e oggi il premio di rischio spagnolo aumenta meno di quello italiano. Anche da noi serve lo stesso coraggio, per lo meno nelle dosi minime necessarie perché il governo convochi subito, non a settembre, l'incontro sulla crisi con le parti sociali. Meglio farlo ora. Domani, purtroppo, di coraggio potrebbe volercene di più.
Federico Fubini
30 luglio 2011
1 commento:
CAPITO? LA SPAGNA SI AVVICINA A GRANDI PASSI! E SO' CAZZI!
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