di Vittorio Agnoletto
Venticinque dirigenti di polizia condannati per la “notte cilena” alla scuola Diaz, tra costoro gran parte dei vertici delle forze dell’ordine; 44 fra poliziotti, carabinieri, agenti di custodia e personale sanitario ritenuti responsabili civilmente per i reati contesta-tigli nella caserma delle torture e condannati a risarcire le vittime. Quasi tutti i reati sono caduti in prescrizione.
L’allora capo della polizia Gianni De Gennaro condannato a un anno e quattro mesi per induzione alla falsa testimonianza. Tutti i processi sono tuttora pendenti in Cassazione che, come prevede la legge, non dovrà valutare il merito ma gli aspetti procedurali.
I vertici della polizia condannati sono stati promossi in modo bipartisan dal 2001 ad oggi: Gilberto Caldarozzi, è direttore Servizio Centrale Operativo ; Gianni De Gennaro è coordinatore unico dei Servizi Segreti; Giovanni Luperi è capo del Dipartimento analisi del servizio segreto civile; Francesco Gratteri è capo della Direzione centrale anticrimine... fino a Spartaco Mortola, allora capo della Digos genovese che con ben due condanne, è stato promosso questore...
SORTE DIFFERENTE hanno avuto coloro che hanno deciso di collaborare con i magistrati per la ricerca della verità: Marco Poggi allora infermiere a Bolzaneto ha dovuto abbandonare l’amministrazione penitenziaria; Ansoino Andreassi, allora vicecapo vicario della polizia ha avuto la carriera stroncata ed oggi è pensionato.
Il pubblico ministero del processo Diaz, Enrico Zucca, racconta, nel libro L’eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova che ho pubblicato assieme a Lorenzo Guadagnucci, vittima del blitz alla Diaz, come durante i processi fu utilizzato ogni mezzo per fermarli e condizionarli fino alla proposta della questura di Genova di “rinunciare ad andare a fondo nelle inchieste sulla polizia”.
Non vi è stato invece alcun pubblico dibattimento sulla morte di Carlo Giuliani, tutto è stato archiviato senza alcuna possibilità di verificare la versione fornita dai carabinieri.
Chi si è macchiato di reati gravissimi come la costruzione di prove false, le molotov messe ad arte nella scuola Diaz per accusare i ragazzi e il falso accoltellamento di un agente, come le torture e i feroci pestaggi non può essere il custode della Costituzione.
I condannati devono essere rimossi dai loro incarichi: è un vulnus inaccettabile della democrazia.
Nulla possiamo aspettarci dall’attuale esecutivo, fotocopia di quello che nel 2001 gestì politicamente la repressione.
Abbiamo lanciato un appello al presidente Napolitano, garante della Costituzione, perché, a nome di tutti gli italiani, rivolga le scuse alle vittime della violenza istituzionalizzata.
Oggi torniamo a Genova anche perché le nostre idee non erano sbagliate;
“
Il movimento aveva raccolto in Italia oltre 150.000 firme per
Nonostante la dura repressione che ha ferito gravemente il movimento italiano e ne ha modificato il percorso, non tutto è stato vano. La vittoria referendaria per l’acqua pubblica affonda le radici proprio nelle giornate di quel lontano luglio genovese; è lì che nacque il concetto di “Beni comuni” è lì che cominciò il lungo cammino per sottrarre i beni fondamentali per la vita alle regole del mercato. Dieci anni fa dicevamo “Un altro mondo è possibile” oggi sappiamo che è anche maledettamente urgente.
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