lunedì 25 luglio 2011

La Repubblica della frattura multipla

di Furio Colombo

“Frattura multipla”, queste sono le condizioni della Repubblica Italiana, nel dopo Berlusconi che ormai è cominciato. E non solo nel Parlamento, che appare ormai devastato, ma nel Paese, dove ognuno cerca la salvezza da solo contro tutti, ma tutti si rivoltano contro la politica. La politica non ha volto e non ha voce per dare risposta, non ha volto e non ha voce neppure per risposte parziali e credibili.

QUESTA non è una impressione soggettiva. È una constatazione. Se anche non vi fosse una barriera di cattive ragioni che isola la politica dai cittadini, mancherebbe comunque l’autorevolezza per farsi ascoltare e la fiducia per farsi credere. C’è un contesto locale (lo stato dell’Italia così come è visto e vissuto dagli italiani). È brutto perché la macchina semiferma consuma senza produrre e non ha un manovratore. E c’è un contesto internazionale , nel quale Europa e mondo chiedono conto al Paese, dell’immensità di conti non pagati e di debiti accumulati. C’è una sola via d'uscita che non è rinviabile, perché il peggioramento di ogni rinvio moltiplica paurosamente il danno e ogni altra conseguenza, compresa la divaricazione fra cittadini e (qualunque cosa sia) la politica. La via d’uscita è fermare e scendere. Seguono varie ipotesi (un governo tecnico capace di gestire la risposta di finanza e di banche; un governo di scopo in grado di restituire ai cittadini una decente legge elettorale; un governo dignitoso, capace di portare cautamente la legislatura al termine). Si può sperare che la discussione sia fervida e aperta e intelligente. Ma sapendo bene che non c’è tempo, che non sono consentiti ritardi, che non esistono piazzole di sosta. Il tempo è adesso, un attimo prima del crollo politico, o di quello economico. O di entrambi. Il fatto è che se sposti l’attenzione dentro la politica, devi constatarne lo stato esausto che induce a comportamenti automatici, ciascuno che recita l’imitazione di un se stesso finito per sempre: Bossi che imita Bossi, Berlusconi che tenta di reincarnare se stesso, la sinistra in cerca di una dignità che non riesce a ritrovare e ad esprimere, ciascuno solo e intestardito nell’idea di avere un affezionato seguito che non se ne andrà mai e che invece si è già disperso. Se invece osservi ciò che accade fuori e intorno alla politica, ti rendi conto che ogni giorno è un giorno fortunato se non finisce nella esplosione della tensione infiammabile che circola fra i cittadini. Ciò che si vede di più e che appare subito non riparabile sono le fratture. Tutta la destra, qualunque cosa sia nel nostro Paese che non ha e non concepisce una destra liberale ma solo una destra personalistica e autoritaria, è un aggregato di fazioni che hanno sempre meno ragioni e volontà di stare insieme. Non tutto è già accaduto, ma ciò che è accaduto è grave e clamoroso.

IL PARTITO-GUIDA della destra, il Pdl, si sta separando lungo la linea verticale del potere (la sfida al vecchio sovrano è aperta e non sempre riguardosa) e lungo la linea orizzontale della coalizione. Gli acquisti di voti avvengono alla giornata, occasione per occasione, con personaggi che deliberatamente ostentano la natura buffa o ridicola del loro sostegno come modo per dire: niente è per sempre. Si comincia a capire che la fuoriuscita dei finiani (essi stessi frantumati) è una smagliatura che ha comunque definitivamente posto fine alla impermeabilità dei plotoni berlusconiani. Adesso si entra e si esce, in cerca di molto (da una imputazione di mafia puoi arrivare fino a un ministero importante) ma senza dare e senza ricevere garanzie, e comunque per tempi brevi e precari, come ha mostrato il caso Papa e il suo passaggio rapido da un punto alto del Parlamento a un punto basso nel carcere di Napoli.

SI PENSI alla comparsa, come unità di sostegno a Berlusconi, di un gruppo detto “Popolo e Territorio”, inconscia traduzione della sigla di una formazione nazista e comunque contenitore di un frammento che intende restare separato, evitando di confluire nel corpo del partito per mantenere libera la trattativa volta per volta. Ma anche dentro la parte apparentemente intatta del Pdl originale, così come è stato fondato e guidato finora in solitudine e finti organismi (i coordinatori, il segretario del partito) da Berlusconi, si sono viste fratture non più riparabili. Come quando alla Camera, il 18 luglio, tutto il governo e tutta la maggioranza hanno votato contro il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, lasciandola sola con il suo decreto sui rifiuti di Napoli, abbandonato (il decreto, ma anche il ministro) in aula come un rifiuto, senza alcun sostegno tecnico o politico. Colpisce la frantumazione Lega - Pdl, in apparenza improvvisa e non annunciata, in realtà una lunga marcia al coperto, in un ambiente poco democratico e semiclandestino, come sono le vicende politiche in via Bellerio a Milano. La Lega perde presa ma perde anche pezzi. Sull’arresto del deputato Papa richiesto dalla magistratura, il mitico Bossi ha dato tre annunci diversi al suo presunto “popolo” prima che Roberto Maroni prendesse il comando in aula, si separasse dal governo di cui fa parte e dirigesse il gruppo Lega Nord a votare contro Bossi, contro Berlusconi e per l’arresto, pur avendo organizzato la finzione della libertà di coscienza e avere fatto dire in aula, dalla deputata Lussana, il si e il no all’arresto, nello stesso (deliberatamente sconclusionato) discorso. È evidente che resta impossibile - nonostante le finte dichiarazioni che seguiranno, ricomporre pezzi frantumati della fu maggioranza che dovrebbe governare il Paese.

È EVIDENTE anche dal modo in cui un frammento del Pd ha condotto la vicenda Tedesco al Senato (il senatore-imputato non è stato arrestato nonostante la sua rinuncia alla protezione parlamentare, per un intervento organizzato di alcuni senatori Pd) ,anche dalla pesante situazione giudiziaria che ha coinvolto Penati, capo della segreteria di Bersani, anche dal dissenso profondo su una nuova legge elettorale che attraversa il Pd - che il maggior partito della opposizione è a sua volta fratturato, proprio mentre l’urgenza di un governo autorevole è grande e la tensione esasperata dei cittadini cresce di momento in momento. Ormai è evidente a tutti che l’unico modo dignitoso di fermare stupore e malore che stanno travolgendo la Repubblica, è interrompere la finzione del governo, cercare un curatore del fallimento, con l’unico disperato intento di avere una legge elettorale democratica, e poi chiudere la peggiore legislatura della Repubblica.

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