giovedì 18 agosto 2011

EROE SUL WEB IL CARNEFICE DELLO STALKER


Ha ucciso il molestatore della figlia: diventa un esempio sbagliato

di Pierluigi G. Cardone

Carlo Nanni, 63 anni, romano, rischia di diventare un eroe. In Italia succede anche questo: che un padre, esasperato per le continue angherie subìte dalla figlia, uccida a coltellate lo stalker di quest’ultima e raccolga la solidarietà quasi incondizionata della gente. Un omicida reo confesso, quindi, che viene preso a esempio per tutti coloro che non si sentono tutelati da una legge non sempre capace di disarmare la mano dei molestatori seriali. Il pericolo dell’emulazione, del resto, è nei commenti delle persone comuni, che si sfogano sui siti Internet dei giornali romani. Quartiere Tor Cervara, estrema periferia di Roma est, la notte del 13 agosto. Stefano Suriano, 39 anni, qualche precedente penale e sulle spalle una denuncia per stalking, va a casa della sorella della sua ex convivente. È stato lasciato dopo una storia durata anni, non riesce a farsene una ragione, la rabbia supera il rimpianto. Diventa un molestatore seriale. Urla, danni, insulti: contro la sua ex amata, contro la famiglia di lei, contro quello che avrebbe voluto diventasse suo suocero. Quest’ultimo è Carlo Nanni, la vittima che si veste da carnefice. Calci e pugni, umiliazione e violenza per anni. Sabato notte Nanni, anche lui personaggio noto alle forze dell’ordine, decide di farla finita. “Mi sono liberato” confessa ai carabinieri della compagnia di Montesacro. Qualche ora prima, insieme a tre complici, ha ammazzato a coltellate e martellate Stefano Suriano, nei pressi di una stazione di servizio sulla via Tiburtina. Titoli sui giornali e nei tg, foto, inviati e indignati speciali.

ALLA GENTE, però, la cronaca interessa fino a un certo punto: ha già deciso da che parte stare. Nanni ha fatto bene, Nanni è stato lasciato solo, Nanni è un esempio: sui siti Web dei giornali romani il sangue è un ricordo, l’inchiesta un particolare insignificante. Ciò che conta è la storia di un padre che ha protetto la figlia, a ogni costo. “Uccidere è sbagliato, ma per arrivare a tanto questa famiglia deve aver passato le pene dell’inferno, ed è stata lasciata sola” scrive “Remo dk” sul sito del Messaggero, con lo spazio commenti dedicato alla notizia letteralmente preso d’assalto da quello che sembra lo sfogo virtuale per un malessere reale. “Io arresterei il giudice che non lo faceva arrestare e chiudere in cella!” scrive un altro lettore, riferendosi alla precedente denuncia subita da Suriano per le molestie alla figlia di Carlo Nanni, il vero protagonista di questa storia. “Fosse accaduto a mia figlia avrei fatto come il sig. Nanni. A me dispiace che vada in galera”. Di questi pareri se ne trovano a decine sulla versione online del quotidiano più letto di Roma. Sintesi perfetta quella di “Zakrello”: “Ha fatto bene? No di certo, ma tutti sappiamo che quando uno stalker perseguita una ragazza, spesso una ex, ci sono casi in cui la cosa finisce in tragedia e allora, visti i precedenti anche del caso in questione (botte e minacce), non mi sento di condannare fino in fondo un padre che ha scelto: ha scelto ‘o la figlia o lo stalker’. La colpa principale, comunque, rimane della legge che non prevede detenzione per chi perseguita, costringendo un padre a queste soluzioni esagerate e drammatiche”. Ma sempre soluzioni rimangono: rischio emulazione? A leggere quanto scrivono alcuni (“Carlo, hai fatto quello che questo Stato non riesce a fare. Coraggio. Un augurio a te e alla tua famiglia”, firmato “ulysse60”), il pericolo non è allarmismo gratuito.

IL DISCORSO, l’indignazione e la solidarietà al padre assassino non cambiano se si spulcia su altri portali locali. “Il fatto è che adesso questo padre di famiglia che voleva tutelare la propria figlia avrà molti più guai di quanti ne avrebbe potuti avere lo stalker!”: è il parere di “Anonimo” su Roma Today, tesi rilanciata da “Ivo Linux” con un disarmante “Visto che la giustizia ufficiale non si muove è bene muoversi da soli”. Far west allostato brado, solidarietà che in molti casi diventa sostegno incondizionato. “Mauro” non ha il minimo dubbio: “Onore a te, padre. Avrei fatto la stessa identica cosa. Coraggio, tra massimo 6 mesi sarai libero di stare nuovamente insieme a tua figlia, stavolta in santa pace”.

Anche sul sito de Il Tempo il tono è lo stesso. Il commento di “Anonimo” riassume tutti gli altri: “C’è poco da dire, gli stalker sono bulli e nessuno li punisce. A ben vedere tre anni di persecuzione sono tantissimi, tranne che per quel giudice che avrebbe dovuto prendere qualche provvedimento restrittivo, siamo tutti in balìa di bulli e prepotenti ma la legge non ti protegge, anzi, ti ignora completamente, vedesi le donne vittime di tali bastardi negli ultimi anni. Loro, giudici casta e mamma-santissima sanno come difendersi dai prepotenti, il cittadino comune rimane vittima dell’inesistenza della giustizia anche laddove si dovrebbe agire in via preventiva.

MOLTE volte penso a quei giudici che accantonano denunce su denunce lasciandole marcire negli archivi, poi penso a quei magistrati che appena vedono la coda di un biscione o sentono il ‘puzzo’ del Berluska, allora diventano condottieri, della giustizia, e fautori dell’obbligatorietà dell’(in)azione penale; questo caso va addebitato completamento all’incapacità di quei giudici che hanno trattato tale caso. E finalmente tutto rimarrà come prima”. Con un “bastardo in meno” (“Remo” dixit) e una certezza in più: la legge, almeno questa volta, è stata superata dai fatti.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Un esempio sbagliato un corno!
Io avrei fatto la stessa cosa.
Mi sfregia la figlia, minaccia i bambini e io sono impotente e privo di protezione: scherziamo?