Contenziosi, leggine e altre astuzie: così riesce a non pagare 500 milioni di tasse
di Marco Lillo
Mezzo miliardo di tasse. È quello che Silvio Berlusconi potrebbe, anzi dovrebbe, pagare per contribuire a risanare le casse devastate dell’Erario. Il Cavaliere e il suo ex fiscalista, ora ministro, Giulio Tremonti si dannano da giorni per trovare il modo di risanare le finanze senza pesare troppo sui cittadini. Invece di guardare alle buste paga dei lavoratori che pagano già un’aliquota marginale del 43 per cento, dovrebbero riprendere in mano le carte delle cause del gruppo Berlusconi. Scoprirebbero così l’uovo di Colombo: basterebbe che i legali, capeggiati dallo studio fondato dal ministro Tremonti, smettessero di impedire al Cavaliere, (con le loro consulenze e i loro cavilli) di fare fino in fondo il suo dovere di contribuente, per ridurre il contributo di solidarietà in un colpo solo dal 5 al 2,5 per cento nel 2011.
Se la “bancassicurazione” Mediolanum, controllata da Silvio Berlusconi e da Ennio Doris, con quote di un terzo ciascuno, ottemperasse agli accertamenti fiscali delle Fiamme Gialle e dell’ Agenzia delle Entrate, immediatamente nelle casse dello Stato entrerebbe una somma che oscilla tra i 188 milioni di euro e i 282 milioni di euro. A quel punto il Governo potrebbe battere cassa anche nella provincia editoriali dell’impero di Berlusconi. Mondadori potrebbe finalmente versare i 300 milioni (173 di imposte più sanzioni e interessi) chiesti da venti anni dall’Agenzia delle Entrate di Milano per l’antica fusione con
È stato lui, in fondo, leccando il gelato con i nipotini sul molo di Porto Rotondo, la location giusta per pronunciare un simile discorso alla nazione, a dichiarare sotto il solleone di ferragosto: “il contributo di solidarietà è stato introdotto non perché dia un grande introito, visto che secondo i nostri calcoli darà un gettito di molto meno di un miliardo di euro, ma per un fattore di giustizia, per equilibrare i sacrifici”. Parlando con il cuore, ancora “grondante di sangue” perché aveva dovuto “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, il nostro ha pronunciato due parole che stanno alla sua bocca come la parola “scusa” su quella del vecchio Fonzie di Happy days: “giustizia” ed “equilibrio”.
Una soluzione ci sarebbe per non mettere più le mani nelle tasche degli italiani: provare a frugare meglio nelle proprie. Il presidente a dire il vero paga un grande ammontare di imposte e non manca mai di ricordarlo. Anche perché è l’uomo più ricco d’Italia.
MA SE SI VA a verificare quanto pagano alcune sue società, come, e soprattutto a chi, si scoprono delle sorprese. L’uomo che prometteva l’aliquota doppia al 23-33 per cento (salvo pretendere il 48 dai contribuenti onesti) paga con la sua società Mediolanum il 18 per cento di aliquota reale, come si può leggere sui bilanci. Non basta: in questo caso il proverbiale pulpito da cui viene la predica si trova a Dublino. Grazie alla controllata irlandese Mediolanum International Funds che amministra oltre 17 miliardi di euro raccolti per lo più in Italia sotto forma di sottoscrizioni di fondi comuni d’investimento, il gruppo Mediolanum paga sui 257 milioni di profitti lordi made in Dublin, solo 32 milioni di tasse. Ma soprattutto quei soldi vanno a ripianare il debito irlandese, non quello italiano. Grazie alla zavorra dell’esoso erario nostrano alla fine il tax rate si aggirava nel 2010 intorno al 18 per cento, mentre in Iralanda non arrivava al 13 per cento.
La situazione non è piaciuta all’Agenzia delle entrate e alla Guardia di Finanza. Peccato che quando gli uomini del colonnello Vincenzo Tomei sono entrati nella sede della società nel settembre 2010 hanno trovano una mail nella quale i dipendenti si chiedevano cosa fare perché qualcuno li aveva avvertiti. La relazione semestrale del 5 agosto di Mediolanum racconta il seguito: “Il 28 febbraio 2011 si è conclusa l’attività ispettiva del Nucleo di Polizia Tributaria con l’emissione di un verbale per le annualità dal 2006 al 2009, con il quale sono stati contestati maggiori imponibili per complessivi 121,4 milioni di euro, tutti aventi a riguardo i livelli di retrocessioni commissionali da parte della controllata irlandese MIFL. ...il 29 ottobre 2010
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