domenica 28 agosto 2011

Ora la Procura cerca la strada che porta a Roma


NELL’INCHIESTA SULLE AREE EX FALCK I MAGISTRATI CREDONO ALLA TESI DEL “DOPPIO BINARIO DI FINANZIAMENTO”, LOCALE E NAZIONALE

di Giorgio Meletti

I magistrati di Monza stanno cercando di capire se l’ampia e reiterata attività corruttiva ipotizzata a carico di Filippo Penati sia da ricondurre all’arricchimento personale o anche al finanziamento del partito (prima i Ds, poi il Pd). E se i soldi si fermavano alla federazione di Milano o proseguivano il loro cammino fino a Roma. Quest’ultimo è il punto più delicato dell’inchiesta, quello su cui i pm Walter Mapelli e Franca Macchia stanno cercando le prove. Finora ci sono solo forti indizi, basati sui fatti e sulla logica.

PRIMO INDIZIO. Il 28 aprile scorso i magistrati convocano Raffaella Agape, ex segretaria di Giordano Vimercati, braccio destro di Penati. Lei avverte della convocazione il portavoce di Penati Franco Maggi. Poi, intercettata al telefono con il marito prima della deposizione, dice: “Quello che so non glielo dico, faccio finta di non sa... io, io non so niente”. Va e in effetti non dice niente. Maggi rassicura Penati con un sms. La Agape, parlando con una persona amica, confida: “Ieri sera a casa mia è venuto Vimercati, chiaramente la cosa si è ripercossa su Roma, cioè, è un casino”. E aggiunge: “Hanno tutti i telefoni sotto controllo”. Anche lei. Commentano i pm, nella richiesta di arresto per Penati respinta dal gip: “Proprio il riferimento alle preoccupazioni romane dà spessore alla tesi del doppio binario di finanziamento per il piano di lottizzazione Falck: un primo flusso a Penati e (all’epoca) a Vimercati per le esigenze della federazione milanese, un secondo flusso alle persone indicate da Omer Degli Esposti e alle cooperative emiliane per il livello nazionale”.

Chi è Omer Degli Esposti? È il vicepresidente della Ccc di Bologna, big delle coop rosse del mattone. Ha raccontato ai magistrati Luca Pasini, figlio di Giuseppe, il costruttore che doveva edificare le ex aree Falck di Sesto San Giovanni, e che per l’operazione si vide chiedere 20 miliardi di lire da Penati: “Durante la trattativa conobbi Omer Degli Esposti e un certo Salami, come rappresentanti delle cooperative emiliane; ci venne infatti detto, mi pare da Vimercati, che le cooperative avrebbero garantito la parte romana del partito”. Notano i pm: “A dieci anni di distanza Vimercati e Degli Esposti sono ancora coinvolti nell’operazione non più come compagni di avventura di Pasini bensì di Bizzi”. Bizzi è l’imprenditore che ha recentemente acquistato l’area Falck da Luigi Zunino che l’aveva rilevata nel 2005 da Pasini.

Ed ecco Diego Cotti, all’epoca genero di Pasini, imprenditore ma militante del Pds, interessato alla carriera politica. È lui a mettere in contatto Penati con Pasini. Penati, secondo Cotti, vuole che siano imprenditori di Sesto a condurre il recupero dell’area Falck, perché più “controllabili”.

Dice Cotti ai magistrati: “Vimercati mi fece altresì presente che noi (nel senso del partito, ndr) eravamo decisi a indurre Falck a vendere l’area a soggetti di nostra scelta e che lui avrebbe accettato perché a sua volta interessato a entrare nella compagine degli Aeroporti di Roma (in via di privatizzazione, ndr).

SECONDO Cotti, Penati “fece altresì presente da subito che nell’affare avrebbero dovuto entrare anche le cooperative emiliane, più strutturate e più vicine al partito, non quelle locali che sarebbero eventualmente entrate in un secondo momento”. Pasini avrebbe preferito lavorare con le coop locali, che conosceva e stimava. Ma non c’è niente da fare. “L’inferiorità del privato”, commentano i pm, è accentuata dalle dimensioni dell’operazione, tali da superare l’ambito locale e da imporre l’esigenza di rapportarsi, tramite le cooperative, al livello centrale del partito”.

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