sabato 6 agosto 2011

San Raffaele a Taranto? No, grazie


In relazione al progetto della Regione Puglia di realizzare in Taranto l’ospedale San Raffaele in collaborazione con la Fondazione milanese di Don Verzé, pubblichiamo questo intervento di Danny Sivo medico del lavoro della asl BT in Puglia e presidente dell’associazione “BariPartecipa”

di Danny Sivo

Tra i mezzi per non affrontare le questioni di fondo nelle scelte politiche c'è sempre quello del discutere di altro e buttarla in polemica oppure del parlare di altro evitando il nocciolo delle questioni. Sgombriamo, quindi, subito il campo dalle polemiche perché tra gli oppositori della operazione "Don Verzé" a Taranto tutti vogliono investimento su Taranto che ci appare, anzi, doveroso. Nello specifico ci troviamo di fronte alla pretesa volontà di affidare a una asserita eccellenza privata le sorti della sanità pubblica tarantina che chiama in causa il profilo politico della Giunta Vendola e della sinistra italiana su questo argomento, vista la proiezione nazionale del suo presidente. Tra i fondamentali della sinistra, mi pare possiamo considerare che Istruzione, Previdenza e Salute debbano essere pubbliche come i beni comuni.

E la sanità? Lo stesso Obama (cui Vendola si ispira) sta lottando contro la più becera destra conservatrice per provare a imporre una sorta di sistema sanitario nazionale, richiamando l'importanza del sistema pubblico (io aggiungerei laico) per la prevenzione piuttosto che per la cura delle malattie tipiche dei sistemi assicurativi; la destra repubblicana grida tutti i giorni che solo il privato garantisce la salute, mentre il pubblico no (con il sostegno dei vescovi USA). La motivazione addotta dalla Giunta Vendola per giustificare la partnership con Verzé (cito da una recente conferenza stampa della Giunta) sta nel fatto che: visti i viaggi della speranza verso il Nord e la Lombardia "invertire questa tendenza è quindi considerata una priorità sotto diversi punti di vista: la Fondazione San Raffaele di Milano disporrebbe delle competenze, delle tecnologie e dei fondi sufficienti per costituire una opportunità". Se ne deduce, quindi, a fronte di un modello (quello lombardo) che è stato costruito per mettere in difficoltà quello pubblico per far fare quattrini su un numero spropositato di prestazioni in continua crescita a favore dei profitti dei privati sottratti alla prevenzione, ci si arrende allo stato delle cose e gli si dice: vieni qui che sei bravo e fai tu così il problema è risolto.

MA È COSÌ? COMPITO della sinistra è prendere atto della situazione e arrendersi? Sull'eccellenza poi: di quale eccellenza si può parlare di un soggetto capace di accumulare milioni di euro di buco contando sulle coperture di soggetti forti quali il capo del governo in carica e il Vaticano?

Io penso che al modello lombardo si possano contrapporre quelli Toscano o Emiliano che hanno dimostrato capacità di tenuta economica con risultati straordinari sul piano della prevenzione senza cedimenti gestionali a quel modello di privato.

Penso sia giunto il momento di fare davvero partecipazione uscendo definitivamente dalla logica della sola personalizzazione della politica per tornare a ragionare di contenuti.

La proposta che come BariPartecipa avevamo fatto di "primarie della salute" per chiedere ai cittadini pugliesi se l'eccellenza e l'investimento necessario a Taranto debbano basarsi sulla soluzione pubblica piuttosto che quella privata (e confessionale) mi pare uno strumento utile. Nichi Vendola ha fatto della partecipazione un cavallo di battaglia che penso possa stimolarlo in un confronto di merito che interroghi i pugliesi come abbiamo fatto per l'acqua pubblica. Questo anche al fine di evitare un precedente pericolosissimo per il SSN.

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