giovedì 22 settembre 2011

L’Annozero di Mieli da Vespa


di Silvia Truzzi

Martedì sera Porta a Porta si è trasformato in un cenacolo di giuristi.

Bruno Vespa: “Bisogna far qualcosa con urgenza, non è possibile che un qualunque sostituto procuratore di qualunque città possa aprire un fascicolo su chiunque e poi magari viene dichiarato incompetente”;

Maurizio Lupi: “Visto che il gip di Napoli si è dichiarato incompetente, vuol dire che l’indagine e le intercettazioni non dovevano essere fatte”.

In studio, oltre a Rosy Bindi, Mario Orfeo e Giuliano Ferrara, c’è anche Paolo Mieli – due volte direttore del Corriere della Sera, oggi presidente di Rcs libri – interrogato da un allarmato Vespa sulle 10 mila intercettazioni (“Sono un record: ma non saranno troppe?”).

Risposta di Mieli: “Mi regolo come se fossi il cittadino di un altro Paese. E noto che prima di leggere una qualunque intercettazione ci sono i fatti. Ovvero un presidente del Consiglio che va alla cena di compleanno di una 18enne a Casoria, la quale era stata, ancora minorenne, ospite a un’altra festa, quella in cui si capisce oggi che c’era stato esercizio della prostituzione. Poi viene fuori una prostituta, la D’Addario, che va dai giudici a raccontare di essere stata contattata da un personaggio come Tarantini. E poi c’è Ruby, per cui il premier interviene con la famosa telefonata alla Questura. Cioè prima delle intercettazioni, solo con questi fatti, in qualunque altro Paese, cosa sarebbe successo? Il finimondo”.

Mieli, non proprio un kamikaze, aveva capito da tempo (ma Vespa, che lo invita, non lo ascolta) cosa sarebbe successo. E lo aveva pure dichiarato pubblicamente. In febbraio, ospite di Annozero, aveva lanciato la seguente profezia: “Come alla vigilia del 1992, sta per saltare il tappo”. Oracolo azzeccato. Qualche mese prima, in novembre sempre da Santoro, aveva detto: “Che un presidente del Consiglio entri in contatto, seppure per una congiunzione, una sola volta, con questo mondo è una cosa pazzesca. Può capitare, però ripeto questo concetto: ho visto l’altro giorno un’immagine di Berlusconi che andava a una presentazione di motorini e si è messo a fare delle battute su Ruby e c’era un signore anziano lì, un capo dei motorini che sghignazzava, diceva ‘sìì’. Berlusconi deve diffidare da tutta questa gente, dia retta a una persona che lo guarda dal di fuori: chiunque lo incoraggia e dica ma sì hai diritto, riposati la sera, vai, vai con queste persone, divertiti, perché tu lavori tanto, questa è una persona che gli vuole male, che lo sta portando nel baratro. E se ha un amico vero, se non è solo al mondo, troverà uno, un familiare, qualcuno che va là e gli dice: non lo fare più, smettila”.

Amici pochi, dipendenti parecchi. Così ieri Ferrara ha risposto alle obiezioni di Mieli, esibendosi in un piccolo trattato di geopolitica tra sesso e potere: “John Kennedy era un puttaniere. Martin Luther King faceva le orge, Mitterrand era pure lui un po’ puttaniere. E gli inglesi? Usano le fruste”. Eros e civiltà de noantri: “Il sesso è il grande incubo dell’umanità, da Abramo (forse Adamo?), in poi. Comunque le inibizioni sono cadute”. Così fan tutti e se ci siamo svegliati in un film porno di quarta lo dobbiamo ai giudici: “Queste cose non dovrebbero essere rivelate, ma da noi il potere ce l’ha il partito dei magistrati che intercetta chi sta al governo. Noi dobbiamo dare un giudizio politico: o siamo un paese normale e allora Berlusconi deve andarsene perché è stato messo in mezzo con le intercettazioni, o questa democrazia è in crisi perché per la terza volta un uomo eletto dal popolo rischia di essere fatto fuori con metodi non ortodossi”.

Nessun commento: