domenica 18 settembre 2011

Pd, la litania complice del “passo indietro”


di Silvia Truzzi

Non è la sinistra che lo preoccupa. L’opposizione vera sono i pm. Lo dice il premier più indagato della Storia a Gianpaolo Tarantini: “La mia più grossa opposizione non è la sinistra, che non vale niente, quanto la magistratura”.

Sull’obbligatorietà dell’azione penale e sulla divisione dei poteri, Berlusconi ha le idee confuse da sempre, la cosa era nota.

Ma non meno confusi sembrano quelli che ora dovrebbero mettere insieme un programma di governo solido, alternativo e credibile. La prospettiva di guidare il Paese nel momento più nero della crisi economica forse non li alletta.

Quindi che fanno? Cincischiano, prendono tempo, balbettano formulette logore. Di seguito un breve catalogo.

Massimo D’Alema, alla Festa del Pd di Modena tre giorni fa: “Ritengo che il presidente del Consiglio potrebbe incontrare i magistrati. Come tutti i cittadini credo che incontrare i magistrati per chiarire cose che devono essere chiarite, è un atto dovuto, un atto di rispetto verso la giustizia”.

Sempre D’Alema, il 13 settembre: “Mentre noi siamo qui a votare contro le pregiudiziali di costituzionalità alla manovra, il presidente del Consiglio 'pro tempore' è in gita a Bruxelles dove è riuscito a ottenere un incontro di qualche minuto con le autorità europee”.

Pier Luigi Bersani, giovedì (il giorno della tempesta perfetta) da Berlino: “Il tempo delle leggi ad personam è ormai scaduto: siamo al capolinea, interventi di questo genere sarebbero inaccettabili e velleitari”. E se siamo al capolinea, non è nemmeno “più il tempo delle parole, ma dei gesti”, ripete Bersani secondo cui il premier “almeno la smetta di dire che vuole andare avanti fino al 2013. Tutte le volte che Berlusconi dice di voler portare a termine la legislatura per noi è un disastro”. Da questo disastro , però, si può uscire: lo si può fare “ritrovando lo spirito e l’esempio delle esperienze che furono i governi di Ciampi, Amato, Prodi. Uno spirito che deve servire a ritrovare la fiducia dell’Europa e, aggiunge, nell’Europa”.

Walter Veltroni, intervenendo alla Camera sulla fiducia alla manovra: “Berlusconi dimostri di amare l'Italia, che con lui è stata fin troppo generosa, e faccia un passo indietro. Il paese lo apprezzerà e comincerà per tutti un tempo nuovo”.

Ma si capisce tutto molto più chiaramente dalle parole di Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd, in un’intervista rilasciata proprio ieri al Messaggero, a proposito del ddl intercettazioni: “Nel ddl del Pd c'è l’idea dell’udienza stralcio finalizzata a eliminare il materiale che non ha rilevanza penale. Inoltre, vi è la previsione di un archivio riservato sotto la custodia di un magistrato responsabile per evitare le fughe di notizie. Il tema della quantità è risibile, conta la rilevanza. La cosa importante è lavorare per impedire fughe di notizie da un lato, e dall’altro togliere dai fascicoli giudiziari ciò che non è penalmente rilevante. La fuga di notizie è pericolosa anche quando non è pubblicata. Il ddl intercettazioni del Pdl è frutto di una sorta di limitazione del danno, ma la sua natura resta inaccettabile perché introduce elementi di limitazione all’utilizzo dello strumento e prevede procedure di autorizzazione macchinose e farraginose che peraltro rischiano di moltiplicare le vie di fuga delle notizie”.

Ora: è abbastanza evidente che il passaggio è cruciale. Non è il momento di occuparsi di fughe di notizie, che quando si verificano di solito vengono adeguatamente perseguite. Vuol dire guardare il dito e al posto della Luna. Un pianeta su cui gravita anche il Pd, forse un po’ troppo preoccupato per le vicende di Penati e poco consapevole di giocarsi - in queste ultime ore del governo asserragliato nel bunker e travolto dal racconto delle notti del sultano - veramente tutto.