domenica 25 settembre 2011

Prodi, lettera ai giovani "Fate politica, ma in modo nuovo"


MARCO MAROZZI

«Quello che voglio dire ai giovani è: entrate in politica, ma non da vecchi. Perdete pure una battaglia dietro l´altra, ma accumulate forza ed esperienza, perché quando vincerete, alla fine vincerete voi».

Romano Prodi lancia così la sua campagna d´autunno. Un libro, da Novellara, provincia di Reggio Emilia, al mondo. Poi le lezioni in televisione, per La7. I festeggiamenti per i trent´anni di Nomisma. E in mezzo il rush finale del referendum contro la legge elettorale porcellum. Il Professore ripete di non voler tornare in politica, ma - a parte le possibilità per il Quirinale nel 2013 - il suo predicare è più politico della politica politicien.

In questa luce ecco «Futuro cercasi» uscire a fine mese da Aliberti. Disinteressato ai richiami finiani (Futuro e Libertà) e montezemoliani (Fare Futuro), è un libriccino di 64 pagine che tenta di essere un corso di sopravvivenza dedicato ai giovani. A quelli, racconta Prodi, che «soffrivano anche prima della crisi». «Adesso noi usiamo dire - scrive l´ex premier - "i giovani soffrono per la crisi economica". Sì soffrono un po´ di più, ma lo spiazzamento era avvenuto prima, perché c´è stato un cambiamento talmente veloce nell´economia mondiale e nei rapporti di forza, in cui vige la legge "Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro"». Non ci sono ricette magiche, c´è del buon senso antico e la conoscenza conquistata girando il mondo. «Insegnando in Cina e negli Usa, io vedo i giovani consapevoli del fatto che loro avranno un grande futuro». «Poi magari si sbagliano». Decisivo comunque è far sentire ai ragazzi che hanno «le gambe per correre». Quindi «preparazione scolastica elevata». E´ il tentativo di insegnare come non morire in una flessibilità che già era precarietà a vita e ora si sta spegnendo pure lei.

E´ un libro contro «la cattiva politica» presso un editore della terra reggiana (Francesco Aliberti è di Novellara, dove a Prodi va in vacanza dalla suocera e dove ieri ha parlato al Festival Uguali Diversi, ispiratore del libro) che pubblica da don Gallo all´Enrico Vaime dei copioni tv, i giornalisti del "Fatto Quotidiano" di cui è azionista e Paolo Guzzanti che intervista De Benedetti o scrive di Berlusconi. Con questo editore più di lotta che di governo ha lanciato la sua storia anche Patrizia D´Addario.

Quella di Prodi è una scelta di impegno. «Se ci fosse un minimo di etica non avremmo neanche un po´ di deficit di bilancio». Marca il suo ruolo di professore. Anche per fare la differenza rispetto ai politici che tante volte lo hanno dato per finito. Crede nel Pd, ma anche che vada scosso: fa da testimonial per il referendum elettorale, indicando - in un rapporto fra affari di casa nostra e politica e legami internazionali - cosa possa-debba essere il Nuovo Ulivo di
Bersani-Vendola-Di Pietro.

Bologna è insieme il buon ritiro e la molla di continua ripartenza. Lo saranno le lezioni tv dal 4 ottobre allo Stabat Mater. Lo saranno le feste il 18 ottobre per i trent´anni di Nomisma, il centro studi da lui fondato. Saranno un ritorno alla fucina di chi era già grande agli albori e di chi si è formato e ha preso strade e comportamenti diversi, rimanendo però tutti etichettati come "prodian-nomismatici".

Chissà se salteranno fuori i video degli spettacoli "Anni ´80" al Teatro San Salvatore, vicino alla Questura. Prodi e Flavia Franzoni facevano Adriano Celentano e Claudia Mori in un casalingo Festival di Sanremo, Gianni Pecci interpretava il Mago Mortadella mentre ancora l´allora presidente Iri si rappresentava nei suoi disperati tentativi di spiegare il capitalismo all´Urss e imitava Alberto Tomba la Bomba. Alberto Clò cantava e suonava. Nelle poltrone ridevano Nino Andreatta e Alberto Quadrio Curzio, che fu grande sciatore (con qualche record battuto solo da Tomba) e spericolato corridore d´auto prima di diventare grande e pio economista. E spuntava pure l´intelligenza anomala di Alessandro Bergonzoni.

(25 settembre 2011)

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