giovedì 13 ottobre 2011

Chirurgia plastica


L'incidente tecnico, come lo definisce la maggioranza di governo, rischia di mandare lo Stato italiano gambe all'aria. Per forza: se non approvi il rendiconto consuntivo non puoi varare gli assestamenti di bilancio, non puoi spostare somme sui capitoli incapienti traendole dai capitoli in eccesso, non puoi scattare una fotografia dei conti pubblici. Ecco perché l'iniziativa della legge di bilancio è al tempo stesso riservata (al governo) e vincolata (deve avvenire ogni anno). È dunque vincolata anche l'approvazione delle Camere; però la Costituzione detta una via di fuga solo per il bilancio di previsione, quello con lo sguardo al futuro, anziché al passato. In questo caso viene in soccorso l'esercizio provvisorio, ma per non più di quattro mesi; tanto che i vecchi Parlamenti usavano l' escamotage di fermare gli orologi, quando non arrivava per tempo un voto positivo.

E se invece viene bocciato il rendiconto? Eccolo il pasticcio nel quale ci ha cacciato questa maggioranza ballerina: un rebus giuridico, oltre che politico. Perché la Camera ha rigettato il primo articolo della legge in questione, tagliandole la testa; e ha dovuto quindi arrestarne l'esame, dato che non avrebbe senso offrire braccia e gambe a un corpo ormai decapitato. Perché in secondo luogo c'è un istituto del diritto parlamentare che si chiama improcedibilità, e che vieta di ripresentare prima di sei mesi un testo già respinto. Anche se il governo chiede e ottiene una nuova fiducia, come si propone il presidente del Consiglio. E perché in qualche modo tuttavia bisogna uscirne, ne va dell'interesse generale.

Come? O disapplicando la regola dell'improcedibilità, e perciò ponendo subito in votazione una fotocopia del testo bocciato: si può fare, ma serve un consenso unanime, ed è improbabile che l'opposizione si commuova. O forzando il tenore della regola, benché quest'ultima s'estenda ai progetti che riproducono sostanzialmente quelli appena bocciati. Ma i numeri sono numeri, non ci si può giocare. E allora non resta che giocare con le parole, in questo noi italiani siamo bravi. Cambiare un aggettivo, una virgola, un avverbio. Dopotutto la legge di bilancio è un atto costituzionalmente necessario. E dopotutto la necessità è più forte della legge, anzi è essa stessa legge.
Domanda:
ma spetta al governo Berlusconi quest'opera di sartoria istituzionale? Costituzione alla mano (articolo 94), un infortunio parlamentare non comporta l'obbligo delle dimissioni; la crisi di governo è doverosa unicamente dopo un voto di sfiducia. Sennonché la legge di bilancio tocca al cuore il rapporto fiduciario. Se viene respinta, significa che le Camere disapprovano l'indirizzo politico dell'esecutivo. Anche quando respingono il rendiconto consuntivo, certo. Perché in tale circostanza è come se gli imputassero d'aver tradito gli accordi contenuti nel bilancio di previsione approvato l'anno prima. O peggio ancora, d'aver proposto dati falsi.

Insomma, per il governo l'«incidente tecnico» equivale a una verginità perduta. C'è un'unica via per superare l'incidente: cucinando le riforme che servono al Paese, mostrando una rinnovata compattezza, al di là dei voti di fiducia sventolati come bandierine.

Michele Ainis
13 ottobre 2011

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