giovedì 6 ottobre 2011

E il Caimano disse: “Oddio, il Male!”


di Chiara Paolin

Vauro Senesi, per spiegare che il suo Male non farà mai rima con banale, cita Baudelaire e Valery, Kundera e Jessica Rabbit (“perché è proprio vero: noi italiani non siamo davvero rincoglioniti, è che ci disegnano così”). Ma intanto, per lanciare l’uscita del foglio satirico in edicola da domani, si piazza davanti la casa romana di Berlusconi per vedere come se la passa l’inquilino.

Ieri, davanti a Palazzo Grazioli, Vauro e soci hanno sfogliato i quotidiani dove faceva bella mostra di sé la copertina numero uno della nuova serie. “Macché, leggevamo solo le previsioni del tempo – si fa serio il direttore –. In questi giorni sembra tanto caldo, no? Invece piove, piove a dirotto, piovono cazzi amari sul presidente, e per questo noi ci siamo messi lì alla fermata del bus a commentare un po’ la situazione del pover’uomo. La cosa strana è che della fermata Atac è rimasto solo il palo, il bus non lo fanno più fermare davanti al palazzo con le guardie e i macchinoni. Certe volte la gente aspetta là così, ferma, per un sacco di tempo. Fa ridere no?”.

L’ITALIA può far ridere, o sembrare amara, perfino depressa e rintontita. Il Male esce domani per dare una botta di vita? “Qua il gioco si sta facendo duro e noi pensiamo di dover fare la nostra parte – è l’idea di Vauro –. Non siamo maestri né guru, per carità, solo ragazzi di una certa età che vogliono ancora divertirsi. E magari far contento qualcuno con una risata, un bel disegno curato, qualcosa che non sia consumato in fretta e mal digerito nel frullatore delle nostre giornate. Un pensiero da condividere con un minimo di riflessione”.

IN REDAZIONE arriva una collega con in mano cellulare e cavetti. “Ce l’hai fatta?” spera Vauro. “No, troppa roba, non ci sta più niente. E hai un sacco di chiamate e messaggi persi”. Vedi, il male, dove si nasconde: nelle diavolerie della vita quotidiana. “Anche per quello ci siamo fatti ‘sta gita chez Silvio prima di dare il via ufficiale alla testata – continua il direttore rigirandosi il telefono ingolfato tra le mani –. Perché lì ormai l’aria s’è fatta moscia, triste: resterà un monumento al passato domestico di questo periodo. Un salutino era doveroso, adesso però vogliamo raccontare tutto il resto, possibilmente anche l’Italia che va bene, la gente in gamba che riesce a salvarsi miracolosamente le chiappe giorno per giorno. Il che non vuol dire fregare il prossimo ma, al contrario, fare i miracoli con l’intelligenza. E perfino coi sentimenti”.

Ecco qua. Tutti ad aspettarsi un giornale corrosivo, acido, devastante, e invece ti spunta alla guida l’anima quasi dolce del Senesi. Possibile? “Ah certo, io sono buonissimo e ho scelto solo i migliori per firmare questo spettacolare prodotto dell’editoria contemporanea”. Un esempio? “David Riondino, quello che s’è fatto fregare dal Madoff dei Parioli. Sarà lui a dare consigli ai risparmiatori italiani. Io e il mio compare Vincino siamo dei geniacci sì o no?”.

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