martedì 11 ottobre 2011

Libia, i ribelli nel cuore di Sirte Fuga di massa da Bani Walid


Un gruppo di combattenti del nuovo regime è penetrato nel cuore della città di Sirte dove sta effettuando rastrellamenti strada per strada e casa per casa, mentre da Bani Walid prosegue l'esodo dei civili e la Nato si dice "sorpresa" dalla resistenza opposta dalle forze fedeli a Gheddafi.

La battaglia di Sirte sembra dunque avviarsi al suo epilogo. Un gruppo di ricognizione formato da una trentina di combattenti è entrato nel centro della città senza affrontare resistenza da parte degli uomini dell'ex leader Muammar Gheddafi. Spari sono tuttavia avvertiti in provenienza da altri settori, lasciando presupporre che altri piccoli gruppi di combattenti vi sarebbero entrati. I combattenti che agiscono sembrano in esplorazione, bonificano casa per casa e avanzano prudentemente e con coperture per proteggersi dai cecchini. Sfondano le porte delle case a colpi di ascia e verificano che non ci siano persone.

La maggior parte delle forze del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), espressione della rivolta, si trovava questa mattina a meno di un chilometro dalla piazza centrale e i loro membri si radunavano prima di attaccare. La presa totale di questa zona consentirà al Cnt di annunciare il controllo della città anche se permangono alcune sacche di resistenza.

Da Bani Walid, intanto, l'altra roccaforte dei lealisti, giungono notizie di un esodo della popolazione. Decine di civili a bordo di automobili hanno superato questa mattina il punto di controllo di Choumayh, a circa trenta chilometri da Bani Walid. Secondo i combattenti inviati a questo check-point, tra i 20 e i 25 veicoli di civili sono già transitati a metà mattinata. «Si sente dire che ci saranno combattimenti. Nella città non ci sono più medici, acqua, elettricità», ha spiegato un capo famiglia al volante di una vecchia Mitsubishi bianca con quattro donne a bordo con il velo. Secondo lui, ci sono ancora «più di 20mila» civili nella città di Bani Walid, che si trova 170 chilometri a sudest di Tripoli.

L'evolvere della situazione, e l'ostinata resistenza dei lealisti colpisce i vertici Nato. Il comandante della campagna aerea della Nato in Libia, il generale statunitense Raplph Jodice, si dice sorpreso dalle «capacità di resistenza» delle forze fedeli al colonnello libico Muammar Gheddafi, che stanno combattento ancora strenuamente nelle ultime due roccaforti dell'ex rais, Sirte e Bani Walid. «Siamo tutti sorpresi dalla tenacia delle forze pro-Gheddafi», ha detto il generale Jodice in una intervista al New York Times, perché «a questo punto non dovrebbero vedere vie di uscita». Gli uomini rimasti fedeli all'ex dittatore sono asserragliati all'interno delle due città, e le possibilità della Nato di colpirli sono ridotte.

La missione dell'Alleanza Atlantica è finalizzata infatti alla protezione della popolazione civile, e i jet Nato hanno difficoltà a colpire obiettivi ed edifici dove si nascondono i cecchini senza fare vittime civili. «La capacità della Nato di incidere sui combattimenti all'interno della città è minima», ha spiegato un alto diplomatico dell'Alleanza, non autorizzato a parlare "on the record". «I combattimenti ora riguardano solo le forze di terra».

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