Spionaggio e complotti dal collega di Potenza
di Marco Lillo
L’accusa all’accusa è gravissima: a Potenza c’era un’associazione segreta che bloccava le indagini contro i potenti condotte da Henry John Woodcock e da altri magistrati. I promotori dell’associazione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale e oltre a sollecitare l’azione disciplinare nei confronti dei colleghi scomodi cercavano di annientarli con dossier diffamatori realizzati e inseriti nel circuito giudiziario e mediatico grazie alla collaborazione di alcuni carabinieri e di un ex appartenente ai servizi segreti. L’hanno chiamata “Toghe lucane bis” perché in larga parte riguarda gli stessi indagati e gli stessi episodi al centro dell’inchiesta del 2006 di Luigi de Magistris ma in realtà le indagini (e le intercettazioni) sono proseguite fino alle ultime settimane e riguardano anche fatti molto recenti.
È stato un altro pm di Catanzaro, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, a rivitalizzare quella vecchia inchiesta impolverata insieme alla collega Simona Rossi. L’indagine è ormai conclusa e
DOPO essere stata scippata a De Magistris, l’inchiesta Toghe lucane era stata sepolta da un’archiviazione tombale per tutti i trenta indagati nel marzo scorso. Ora si riparte da capo. Già nel 2006 i procuratori Bonomi e Tufano erano in testa alla lista dei partecipanti all’associazione a delinquere poi archiviata. Già allora a Tufano (che stavolta però non è indagato per l’associazione) si contestava la domanda di assunzione del figlio all’azienda ospedaliera San Carlo che a Potenza conta quanto
Se insomma l’indagine di De Magistris aveva puntato sul “comitato di affari” che univa politica, giustizia e impresa, la nuova inchiesta si focalizza sui soldi e sulle utilità che i protagonisti avrebbero ricevuto per fermare le indagini, come il viaggio che sarebbe stato pagato a Bonomi (sempre secondo l’accusa) da un imprenditore. Al di là dei singoli episodi, sulla cui rilevanza penale deve esprimersi ancora un giudice, al centro dell’indagine c’è l’esercizio distorto del potere disciplinare nei confronti dei magistrati. Nelle intercettazioni, secondo quanto risulta al Fatto, si parla anche delle modalità con le quali era stato “fatto fuori” Luigi De Magistris e non manca un interessamento di un politico sull’allora ministro Mastella in favore di un magistrato di Potenza. Il tema è quello delle ispezioni e dei procedimenti contro i magistrati scomodi, un tema che resta di stretta attualità.
NEI PROSSIMI giorni arriverà a Napoli, su richiesta del ministro Nitto Palma, Gianfranco Mantelli, numero due degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia, per accertare se Woodcock e i suoi colleghi Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, abbiano commesso qualche irregolarità nel trattare il caso Lavitola-Tarantini. Mantelli non è indagato a Catanzaro ma negli atti dell’inchiesta Toghe lucane emergono telefonate che non faranno dormire sonni tranquilli ai pm napoletani. Per esempio il sei settembre del 2006
L’indagine Toghe lucane bis parte nel 2009 quando un poliziotto di Cerignola spedisce da un ufficio postale pugliese un esposto anonimo e diffamatorio contro Henry John Woodcock e Federica Sciarelli. Secondo l’esposto il magistrato passerebbe notizie alla conduttrice e a Michele Santoro. Tutto falso. Purtroppo per i suoi mandanti però le telecamere riprendono il volto del poliziotto che viene rintracciato. Da lui si risale all’ex agente dei servizi segreti Nicola Cervone che aveva lavorato negli anni precedenti a Potenza. Grazie alle intercettazioni si arriva al procuratore Bonomi e alla presunta associazione segreta. Per un anno e mezzo
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