lunedì 21 novembre 2011

LE NOMINE DI SCHIFINI


Uno piazza il suo avvocato all’Antitrust, l’altro due uomini nell’Autorità dei lavori pubblici

di Stefano Feltri

Sarà una coincidenza, ma quando tre nomine arrivano in un solo giorno e a deciderle sono in due, il sospetto di una spartizione, o almeno di una compensazione si diffonde. Il giorno è il 18 novembre, il primo dell’era Monti, le nomine sono le seguenti: Giovanni Pitruzzella all’autorità della Concorrenza, l’Antitrust, al posto di Antonio Catricalà diventato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Sergio Gallo e Luciano Berarducci all’autorità che vigila sui “Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture”, nome in codice Avcp.

LE NOMINE per queste authority sono di competenza dei presidenti di Camera e Senato. E infatti i nominati sono uno, Pitruzzella, l’avvocato di fiducia del presidente del Senato Renato Schifani. Gli altri due, Gallo e Berarducci, riconducibili ad ambienti vicini al presidente della Camera Gianfranco Fini. Due contro uno? Evidentemente in queste trattative un presidente vale due commissari. Su Pitruzzella sono stati sollevati alcuni dubbi (praticamente ignorati dalla stampa e subito dimenticati dal centrosinistra in nome della nuova coesione nazionale).

La prima perplessità è sulle competenze: “Non è detto che all’Antitrust serva per forza un economista. Ma se lei mi avesse chiesto due giorni fa la lista dei primi 20 giuristi italiani adatti per l’authority della concorrenza, il nome di Pitruzzella non l’avrei fatto”, dice Michele Polo, prorettore della Bocconi ed economista specializzato proprio in antitrust. Pitruzzella, oltre che avvocato è un costituzionalista, non certo uno specialista di concorrenza: “Se uno ha bisogno di un cardiologo, non va dall’ortopedico”, sintetizza Polo che pochi mesi fa aveva firmato con duecento economisti un appello (inascoltato) al capo dello Stato, a Fini e a Schifani perché il nuovo controllore della concorrenza venisse scelto tra le personalità con “profonde competenze economiche, oltre che giuridiche, necessarie per decidere questioni complesse sul funzionamento dei mercati, ed essere nella posizione di agire in piena e totale indipendenza da qualunque interesse di parte, economico e politico”.

PITRUZZELLA, INVECE, firmava appelli in difesa della costituzionalità del lodo Alfano (poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta) che salvava Silvio Berlusconi dai processi, e il giurista siciliano aderiva anche all’associazione “Viene prima l’articolo 15”, contro le intercettazioni telefoniche e difendeva la legge elettorale del Porcellum. Il tutto con l’interfaccia politica del senatore Pdl Gaetano Quagliariello, che presiede la Fondazione Magna Charta nel cui comitato scientifico siede Pitruzzella. Come pure altri due membri dell’attuale Antitrust, Salvatore Rebecchini e Antonio Pilati.

È chiaro che una nomina così connotata come quella di Pitruzzella, nel bilancino della politica può necessitare qualche contropartita. Fini e Schifani, in teoria, ormai stanno su sponde politiche opposte, Fli e Pdl, in tregua provvisoria. E quindi ecco le due nomine in quota del presidente della Camera (che si guarda bene dal dimettersi, pur essendo leader di partito, visti i poteri che riserva lo scranno più alto di Montecitorio). Sergio Gallo è un magistrato napoletano, stimato da molti. È stato capo di gabinetto del sindaco di Roma Gianni Alemanno per meno di due anni, poi i rapporti tra i due si sono logorati. E non stupisce quindi troppo ritrovarlo ora più affine all’altro polo della destra ex An, non più con Alemanno ma in quota Fini. In quel periodo nello staff di Gallo, che ha fama di magistrato anti camorra serio, c’era il sindaco di Pignataro Maggiore (Avellino), Giorgio Magliocca, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e arrestato nel marzo 2011. Pasqualino Lombardi, il geometra che creava relazioni nella rete della P3, dal carcere nel 2010 si vantava del fatto che “Sergio è una mia creatura”. Gallo ha subito smentito di averlo mai conosciuto e ha annunciato querela. Cercato dal Fatto, Gallo non ha risposto al telefono.

LUCIANO BERARDUCCI è un manager di lunghissimo corso nel settore delle grandi opere pubbliche. Ha guidato il consorzio Iricav 1 che dal 1991 ha avuto le grandi commesse dell’Alta velocità ferroviaria sulla linea Roma Napoli, consorzio di cui faceva parte Condotte d’Acqua, la società guidata proprio da Berarducci. Un’opera i cui costi sono lievitati ben oltre ogni pessimistica previsione, ma il meccanismo dei general contractor che operano senza appalti ha permesso alle imprese di accollare tutti i nuovi oneri allo Stato. Qualcuno potrebbe obiettare che non è il caso di mettere a vigilare sui contratti con i privati uno che viene dal mondo dei vigilati. Ma c’è una spiegazione plausibile: Berarducci siede da sempre nel consiglio dell’Istituto di ricerche sociali Eurispes, dove si incrociano molti ex-An. Dentro ci sono Gianni Alemanno, l’avvocato Donato Bruno, gli ex finiani Silvano Moffa e Renata Polverini. Nel 2002 Berarducci prese le difese del presidente Giovanni Maria Fara, coinvolto in un’inchiesta per peculato, causa corsi di formazione regionali gestiti dall’istituto in cui i formatori guadagnavano fino a un milione di lire all’ora (ed erano fondi pubblici). Ma questa è una storia vecchia. Oggi Berarducci è all’autorità che vigila sugli appalti pubblici, come Gallo. E Pitruzzella all’Antitrust, che dovrebbe vigilare sui conflitti di interesse, a cominciare da quelli di Berlusconi. Chissà che ne pensa il presidente del Consiglio Mario Monti.

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