sabato 5 novembre 2011

PIÙ VICINI ALL’AFRICA


L’Fmi commissaria B. Pagella ogni tre mesi Napolitano: attuare impegni, ancora generici

di Stefano Feltri

Da ieri il governo Berlusconi prima che agli elettori deve ufficialmente rispondere agli ispettori del Fondo monetario internazionale. Al G20 di Cannes lo annuncia per primo il presidente della Commissione europea, José Barroso: “L’Italia ha deciso di chiedere al Fmi di monitorare le riforme, sulla base della lettera d’intenti presentata a Bruxelles”. Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, si affretta a precisare che “non siamo stati noi a mettere l’Italia nell’angolo, non c’è stato nessun diktat”.

Stando alla versione presentata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel pomeriggio, assieme al ministro Giulio Tremonti, le cose stanno così: l’Italia è talmente sicura della sua capacità di raggiungere gli obiettivi concordati con l’Ue, con tanto di scadenza prefissata, da volere un’autorità esterna e super partes a certificare la performance. Così, alla faccia delle agenzie di rating che ci declassano, degli investitori che fuggono dal nostro debito, della stampa internazionale che ride di noi, tutti vedranno la vera grinta riformatrice dell’Italia. “Il fondo ci ha anche gentilmente offerto fondi che abbiamo rifiutato”, si vanta Berlusconi. Il direttore il Fmi, Christine Lagarde, lo smentisce dopo pochi minuti: “Mai offerto soldi all’Italia”. Ed è proprio la conferenza stampa della Lagarde a chiarire quello che sta succedendo intorno all’Italia.

IL VERTICE del G20 non ha trovato un accordo su come far arrivare soldi cinesi, russi e brasiliani al fondo salva Stati europeo Efsf, che al momento dispone di 440 miliardi teorici, fatti di garanzie più che di capitali veri. I due binari restano separati: il fondo Efsf opera a livello europeo, il Fmi interviene Stato per Stato, forte dell’impegno del G20 di fornirgli risorse illimitate quando serviranno. Le conseguenze sono chiare: senza il canale diretto dal Fmi, e senza le risorse illimitate della Bce che si è opposta (per lo stop della Germania), l’Efsf non avrà mai le risorse sufficienti per sostenere l’Italia, cioè per darle credito a tassi agevolati quando quelli dei mercati diventeranno insostenibili (siamo al 6,32 sui titoli a 10 anni, la soglia critica è considerata il 7). Era quindi troppo rischioso dare ai mercati l’impressione che l’Italia fosse una bomba atomica pronta a esplodere senza alcuna struttura di contenimento.

STABILIRE fin d’ora un rapporto con il Fondo monetario serve proprio a chiarire ai mercati che in caso di emergenza l’ombrello di Washington è pronto ad aprirsi sull’Italia. La gestione della crisi del debito europea viene di fatto sfilata ad Angela Merkel e Nicolas Sarkozy e affidata a Christine Lagarde, con la sponda del presidente Usa Barack Obama. L’aspetto paradossale è che potrebbe essere proprio il Fondo monetario a tirare il grilletto costringendo l’Italia a invocare il suo aiuto finanziario. Nel comunicato finale del G20 si legge: “Salutiamo con favore la decisione italiana di invitare il Fmi a fare una verifica pubblica della realizzazione delle misure su base trimestrale”.

ll guaio, dice la stessa Christine Lagarde, è che c’è “una mancanza di credibilità delle riforme”. Anche il presidente della commissione Ue Barroso ha constatato che “è un dato oggettivo che per l’Italia sui mercati c’è un problema di credibilità”. Già dalla prossima settimana, quindi, personale del Fmi sarà a Roma. E a fine mese inizierà il programma. Che non è molto innovativo, per la verità. Di norma il Fmi analizza le politiche dei 187 Paesi membri, ma non rende pubblici i risultati del monitoraggio. L’Italia, sembra dopo una forte pressione di Francia e Germania, ha chiesto la massima trasparenza. “Non c’è ancora un programma attivo per l’Italia”, precisa una fonte Fmi. Ma potrebbe presto esserci. Perché se dopo aver consegnato al Fmi l’ultima parola sulle performance italiane, questo dovesse sancire che l’Italia non sta cambiando, la ghigliottina dei mercati calerebbe definitiva sui Btp. “Sarebbero guai”, ammette Berlusconi. Quindi l’eventuale bocciatura dovrebbe essere accompagnata da un immediato sostegno per arginarne le conseguenze. Il momento della verità sarà al primo rapporto, verso febbraio. Da notare che la Spagna, altro osservato speciale della vigilia, è scomparsa dai negoziati : il problema è l’Italia. E infatti il capo dello Stato Giorgio Napolitano avverte: “L’Italia non può dare segni di scarsa determinazione e affidabilità”, bisogna quindi attuare subito gli impegni presi con l’Ue, superando i “termini rimasti generici e controversi”, senza trascurare quello che dovrebbe essere un “assillo quotidiano”: ridurre il debito.

I LEADER del G20 conoscono la situazione italiana, alle conferenze stampa cercano di glissare alle domande sulla reale capacità di questo governo e della maggioranza che lo sostiene di varare le riforme promesse. Ma da ieri lo stallo che ha impedito anche di produrre un decreto prima del vertice. Risulta difficile immaginare come questo governo possa all’improvviso rispettare non solo gli standard dell’Unione europea (che guarda al tipo di misure) ma anche quelli del Fondo (più concentrato sui risultati di finanza pubblica). Comunque vada, da ieri è chiaro che siamo un po’ più simili a certi Paesi africani o a quelli che negli anni hanno dovuto rinunciare alla libertà di scelta in politica economica adottando le ricette obbligate del Fmi. Dieci anni fa l’Argentina, prima del default, dal 2010 la Grecia, che risponde alla troika Bce-Commissione Ue-Fmi. “Non c’è alcuna limitazione della sovranità italiana”, assicura Berlusconi. Vedremo fra tre mesi, quando arriverà il primo rapporto di madame Lagarde.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Rendiamoci conto che Silvio Berlusconi come politico è al capolinea.