sabato 19 novembre 2011

Tv e giustizia, la partita ora è sui sottosegretari


FRANCESCO GRIGNETTI

Nella partita aperta dei viceministri e sottosegretari, ci sono due caselle che più di altre interessano al Cavaliere. Ma anche, per motivi opposti e speculari, al centrosinistra: chi si dovrà occupare delle Comunicazioni, delega tra le più importanti nel superdicastero Infrastrutture Sviluppo economico che è stato affidato a Corrado Passera? E chi affiancherà la ministra Paola Severino alla Giustizia? Non c’è nemmeno bisogno di spiegare il perché di cotanta attenzione. Premesso comunque che il professor Monti sta dimostrando di saperci fare con i partiti, e che per la scelta dei sottosegretari ha accortamente preso tempo, rinviando il tutto a mercoledì prossimo, in Parlamento hanno preso a circolare alcuni nomi. Per la Giustizia si ipotizza uno schema che vuole a controllarsi a vicenda un esponente per il Pd e uno per il Pdl, ovvero Massimo Brutti e Michele Saponara. Entrambi ex parlamentari di lungo corso (Brutti è stato sottosegretario alla Difesa e all’Interno tra 1996 e il 2001, poi presidente del comitato di controllo sui servizi segreti; Saponara è stato sottosegretario all’Interno e poi membro del Csm in quota Forza Italia) sono ottimi conoscitori del settore. Si vedrà se però il premier e il ministro accetteranno la logica dei due mastini contrapposti.

Per la poltrona che ha a che fare con il duopolio di Rai e Mediaset, poi, laddove sedeva Paolo Romani, il centrosinistra chiede particolari garanzie. Un nome in particolare viene sussurrato. Quello di
Nicola D’Angelo, membro dell’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni, già consigliere giuridico del ministro Antonio Maccanico nei lontani anni 1996-1998, e poi suo capo di gabinetto quando si trasferì al ministero per le Riforme, per una breve stagione anche capogabinetto di Piero Fassino quand’è stato ministro per il Commercio con l’Estero.

Che D’Angelo sia un fior di tecnico, non c’è dubbio. Che abbia simpatie per il centrosinistra, anche. In questa veste è entrato spesso nel mirino della destra. Era il 1997, ad esempio, quando l’allora deputato
Domenico Gramazio presentava un’interrogazione su D’Angelo e se fosse opportuno che «il caposegreteria del sottosegretario Vincenzo Vita sia sistemato nel cda della Stet». La risposta fu che «all’atto della nomina, sebbene non obbligato giuridicamente, D’Angelo si è dimesso dall’incarico nello staff di Vita». Oggi D’Angelo è l’unico consigliere «di opposizione» dentro l’Agcom. Si segnalano molti suoi interventi controcorrente. Nel dicembre scorso chiedeva un intervento dell'Authority contro lo spot predisposto dal governo Berlusconi sugli incidenti del lavoro, quello sulla sicurezza sul lavoro che «la pretende chi si vuol bene» perché richiamava la sola responsabilità dei lavoratori e non quella delle imprese. Qualche mese dopo presentava individualmente un esposto contro il programma di Giuliano Ferrara «Qui radio Londra». E ancora sollecitava un intervento contro i dilaganti videomessaggi del Cavaliere in occasione delle Amministrative.

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