Freccero: “Monti ha
l’autorevolezza del servizio pubblico delle origini”
di Luca Telese
È un terremoto: siamo passati da temi come
escort e consumi, alla drammaturgia dell’angoscia sullo spread e sui dilemmi
dello sviluppo. Cambia tutto per la politica, ma – soprattutto – per
l’informazione e per il giornalismo”. Carlo Freccero, come tutti sanno, non è solo il
direttore di Rai4, ma uno dei massimi esperti italiani di comunicazione
mediatica. Freccero ama la provocazione e l’iperbole e quando parla del giornalismo
televisivo nell’era del post Berlusconi ipotizza il passaggio a una nuova
stagione.
Freccero,
proviamo a spiegare cosa sta cambiando nella nostra tv?
La prima cosa che si nota è il cambiamento di
agenda. Sembra passato un secolo, anni luce, da quando il Parlamento, in piena
crisi economica internazionale, era impegnato a votare sul caso Ruby e sulla
sua credibilità come nipote di Mubarak.
E
questo perché, secondo te?
Il governo di oggi rientra nei ranghi della
modernità e restituisce al potere il suo legame con il sapere.
Basta
questo?
Non sto facendo un ragionamento politico, ma
una constatazione. Oggi il premier è autorevole e competente, mentre Berlusconi
tendeva a mimetizzarsi con l’uomo qualunque.
Cosa
intendi?
La filosofia di Berlusconi, parlo delle
intenzioni, era inclusiva. Aveva l’aspirazione di comprendere tutti gli
italiani nel suo racconto.
E
oggi, invece?
Il tempo dei tecnici e dei sacrifici sposta
tutto il contendere su chi deve essere escluso o incluso dal benessere.
Anche
nel rapporto con i poteri Berlusconi puntava all’inclusione ...
In realtà aveva colonizzato ogni settore del
Paese, dall’economia alla cultura e alla comunicazione, e quindi sommato ogni
forma di potere nella sua persona.
La tv
era metafora di questo?
Per usare termini catodici possiamo dire che
Monti ha l’autorevolezza del primo servizio pubblico televisivo: è pedagogico e
“sobrio”, mentre Berlusconi era l’espressione della sua televisione
commerciale, divertente, disimpegnata, costruita direttamente dal pubblico.
Abbiamo
parlato per venti anni di veline e di propaganda...
E oggi invece torna al centro del dibattito un
tema da tempo rimosso: il lavoro. Le figurine del calciatore, della escort,
della velina e del cantante sono sostituite dal lavoratore e dal cassintegrato,
proprio perché il lavoro manca.
Se è
cosi i talk show sono impreparati...
E infatti tornano in forma drammatica perché
il lavoro non c’è più e cominciamo a renderci conto che lo spettacolo non può
sostituire la produzione. E anziché occuparsi dei casting, le famiglie devono
fare i conti con la sopravvivenza quotidiana.
Però
la Lega torna allo spartito dei puri e duri.
Ieri era vitale, oggi anacronistico.
Perché?
Come tutti i movimenti dialettici continua ad
avanzare ritornando al passato, ma si torna al passato in forme nuove. Questo
governo è autorevole come il governo di una Repubblica normale e ha la
freschezza che gli è conferita dal tornare alla normalità dopo due decenni di
puro spettacolo. Quello che ieri era noioso è oggi credibile perché siamo
stanchi di un governo la cui comunicazione era paradossalmente sempre
all’opposizione e in cui una vera opposizione era assente.
Pensi
che la protesta non paghi?
No. La Lega deve recuperare le proprie radici
di contestazione ruspante, replicando in Parlamento le manifestazioni eccessive
che, alle proprie origini, esibivano nelle piazze e nei talk show come Profondo
Nord di Lerner. Ma se ieri la loro protesta poteva apparire volgare, ma vitale
e nuova, oggi appare falsa, semplicemente fuori luogo.
Cosa
consiglieresti, allora, ai politici?
Provo a dire per immagini: ritornano la
centralità della competenza e dell’intelligenza, a scapito della bellezza,
spesso costruita dal bisturi. Sino a ieri improbabili parlamentari ci
impartivano dai media la lezione che, per una donna, la bellezza è l’unico
valore, citando inconsapevolmente il discorso di Marylin Monroe ne Gli uomini
preferiscono le bionde. Oggi tutto questo appartiene a un remoto passato.
Sembra
che i tecnici siano tutti rose e fiori, per te.
Sto descrivendo il nuovo campo da gioco. Non
lo esalto. Certo è che la Fornero a sinistra, battezzata dalle sue lacrime
mediatiche e Passera per il centrodestra, sono due potenziali Papi neri del
futuro.
E
Monti?
Un potenziale presidente della Repubblica,
anche nella cifra con cui comunica.
E la
cosiddetta Casta?
Non comunica più. È incapace di capire la
complessità. Il talk show che era il luogo della Casta e della semplificazione
invecchia di colpo.
La
sinistra è compresa in questa tua analisi?
Da un lato emerge il pensiero tecnocratico,
dall’altro quello radicale. Ma solo se sorretto da analisi e risposte. Quello
che è in mezzo si è obsoletizzato.
Esempio?
La drammaturgia dello spread ha sostituito
l’infotainment. La dialettica primaria non è più destra e sinistra, ma
potere-antipotere
Il
Potere economico prevale su quello politico, non è detto che sia un bene.
È vero. Ma per questo l’oppositore e
l’indignato devono essere competenti, non tifosi. Toni Negri ha da dire più dei
Cobas. Sai che la finanziarizzazione è iniziata nel 1979, assieme alla tv
commerciale?
E
adesso che il processo arriva a compimento?
La democrazia rappresentativa delegata per
procura ai poteri politici viene spazzata via. La televisione che è
sismografo di tutto ha corroso la Casta e l’oppositore ideale deve essere come
il Pci parlamentare di una volta, competente e autorevole.
I tg
e Vespa contano come prima?
Se Monti avesse presentato la manovra da Vespa
prima di passare dal Parlamento sarebbe stato un errore clamoroso. Dal punto di
vista comunicativo la cornice quasi funerea della nuova sala stampa è stata un
set perfetto per illustrare la Finanziaria lacrime e sangue. Finito il tempo
degli scudieri e delle amazzoni berlusconiane vedo già i nuovi Richelieu, come
Giarda.
Tutto
bene, allora?
No, affatto. Sta emergendo tutta la crudeltà
del pensiero unico, liberista ed escludente. Solo che se lo vuoi raccontare, o
abbattere, devi riscrivere tutti i codici e tutte le mappe.
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