di ALBERTO D'ARGENIO
e GOFFREDO DE MARCHIS
"UN GRANDE partito è sempre in campagna elettorale",
dice Silvio Berlusconi a un gruppo di deputati. E con gli ospiti di Palazzo Grazioli
fissa già la data: "A maggio si vota". Pier Luigi Bersani mette di nuovo le mani avanti e
indica l'obiettivo: "Questo non è il governo del Pd, il nostro vero
orizzonte sono le elezioni".
Riappare il fantasma del voto anticipato. "C'è bisogno di un coordinamento politico, è fondamentale che Pd, Pdl e Terzo polo dimostrino di essere una vera maggioranza - dice allarmato il vicesegretario democratico Enrico Letta, tifoso di Monti - altrimenti il governo va a sbattere a gennaio". Discorso che Mario Monti traduce così con i suoi collaboratori: "Dai leader mi aspetto condivisione o perlomeno non belligeranza". Perché anche a Palazzo Chigi si ragiona su una possibile caduta. "Temo un incidente di percorso già nelle prossime settimane", si è lasciato sfuggire il premier dando anche lui corpo agli spettri.
Dopo la settimana più difficile per il suo governo, quella della manovra che attraversa il campo minato della Camera, Monti non perde fiducia. Ma nei colloqui riservati analizza: "I partiti non colgono a pieno il rischio di una continua iniezione di elementi di instabilità". È questo il punto, insiste sul fatto che "in questo momento la cura migliore per l'Italia è il consenso interno".
Riappare il fantasma del voto anticipato. "C'è bisogno di un coordinamento politico, è fondamentale che Pd, Pdl e Terzo polo dimostrino di essere una vera maggioranza - dice allarmato il vicesegretario democratico Enrico Letta, tifoso di Monti - altrimenti il governo va a sbattere a gennaio". Discorso che Mario Monti traduce così con i suoi collaboratori: "Dai leader mi aspetto condivisione o perlomeno non belligeranza". Perché anche a Palazzo Chigi si ragiona su una possibile caduta. "Temo un incidente di percorso già nelle prossime settimane", si è lasciato sfuggire il premier dando anche lui corpo agli spettri.
Dopo la settimana più difficile per il suo governo, quella della manovra che attraversa il campo minato della Camera, Monti non perde fiducia. Ma nei colloqui riservati analizza: "I partiti non colgono a pieno il rischio di una continua iniezione di elementi di instabilità". È questo il punto, insiste sul fatto che "in questo momento la cura migliore per l'Italia è il consenso interno".
Già, perché sono i fatti a dimostrarlo: a Palazzo Chigi si
guardano i grafici dello spread, si nota come il differenziale si gonfia
"quando traspare una minore coesione tra forze politiche e scende nei
momenti di unità". È successo con Berlusconi, si sta ripetendo in piccolo
con Monti. Un concetto che il premier spiega ad Angelino Alfano in un faccia a faccia improvvisato
sulla porta dell'emiciclo della Camera: il professore è amareggiato per il
Berlusconi che va dicendo che il governo può cadere in qualsiasi momento.
"Non potete continuare con questo atteggiamento - dice freddamente al
delfino - non serve a niente e fa danni. I mercati annusano le fragilità
interne e attaccano". Alfano annuisce, ma Monti sa che il suo governo è
nelle mani dei partiti. Anche per questo in serata dopo il suo intervento in
aula Monti scrive un bigliettino che fa recapitare a Berlusconi, seduto tra i
banchi del Pdl: incidente chiuso,
collaboriamo. Basterà? "Non c'è piano B - si sfoga in serata un
ministro di primo piano - non possiamo fare rimpasti o ribaltoni, quando ci
tolgono la fiducia ce ne andiamo". Ecco perché Monti sprona i suoi:
"Dobbiamo usare a pieno il tempo che abbiamo senza farci condizionare dai
calcoli dei politici". Sullo sfondo la gravità della
situazione, con i partiti che sembrano non averne coscienza: parlano di crisi
internazionale ma quando si va al dunque "tutto ritorna domestico".
Il coordinamento politico auspicato da Letta viene ostacolato da Bersani e Berlusconi. Certificherebbe l'esistenza di un'alleanza politica che sostiene il governo. L'unica per il governo è procedere di emergenza in emergenza: superato lo scoglio della manovra, c'è l'incubo delle scadenze sui mercati. "Tra febbraio, marzo e aprile vanno all'asta 140 miliardi di titoli di Stato. Nessuno può essere così irresponsabile da metterle a rischio", insiste l'ultrà di Monti Enrico Letta. Ma può un esecutivo cavalcare l'onda dell'emergenza e basta? Così il governo Monti non regge. Eppure Berlusconi parla come se le elezioni fossero dietro l'angolo: "Non escludo nulla. Leggo i sondaggi, vedo che Pd e Pdl hanno perso un punto, ma la Lega ne ha guadagnati solo due". Solo il Terzo Polo sembra la sentinella fedele dell'esecutivo. Il Pd per esempio non ha digerito le parole di Catricalà a Repubblica sulle lobby parlamentari che frenano le liberalizzazioni. Ha sparato nel mucchio, si lamentano i democratici. "Il governo non deve più usare il noi e voi quando si rivolge alla politica", si ribella in aula Dario Franceschini. "Sento qualcuno parlare di voto a maggio - confida Beppe Fioroni - con il ministro Passera nel ruolo che fu di Prodi". Di questo si parla mentre in aula votano la fiducia. Si parla di sfiducia.
Il coordinamento politico auspicato da Letta viene ostacolato da Bersani e Berlusconi. Certificherebbe l'esistenza di un'alleanza politica che sostiene il governo. L'unica per il governo è procedere di emergenza in emergenza: superato lo scoglio della manovra, c'è l'incubo delle scadenze sui mercati. "Tra febbraio, marzo e aprile vanno all'asta 140 miliardi di titoli di Stato. Nessuno può essere così irresponsabile da metterle a rischio", insiste l'ultrà di Monti Enrico Letta. Ma può un esecutivo cavalcare l'onda dell'emergenza e basta? Così il governo Monti non regge. Eppure Berlusconi parla come se le elezioni fossero dietro l'angolo: "Non escludo nulla. Leggo i sondaggi, vedo che Pd e Pdl hanno perso un punto, ma la Lega ne ha guadagnati solo due". Solo il Terzo Polo sembra la sentinella fedele dell'esecutivo. Il Pd per esempio non ha digerito le parole di Catricalà a Repubblica sulle lobby parlamentari che frenano le liberalizzazioni. Ha sparato nel mucchio, si lamentano i democratici. "Il governo non deve più usare il noi e voi quando si rivolge alla politica", si ribella in aula Dario Franceschini. "Sento qualcuno parlare di voto a maggio - confida Beppe Fioroni - con il ministro Passera nel ruolo che fu di Prodi". Di questo si parla mentre in aula votano la fiducia. Si parla di sfiducia.
(17 dicembre 2011)
1 commento:
Capito in mano a quali bastardi siamo? Tanta cecità politica, tanta assenza di etica sembra impossibile con l'Italia ancora e gravemente a rischio eppure le dichiarazioni snoo lì, Berlusconi, Bersani, sembrano intercambiabili, sono lì e se ne fottono.
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