di Bruno Tinti
Ho sfidato le convinzioni di tantissimi amici
e colleghi: sono stato e sono pro-Monti. Lo sono stato 6 mesi fa, quando mi
auguravo la delegittimazione di B. in sede europea e la sua sostituzione con
Monti o Draghi. E devo dire che i miei sogni si sono avverati al di là di ogni
più rosea previsione.
Lo sono adesso, quando Monti fa ciò che quegli stessi politici
che lo irridono (“non serviva un professore per fare questa manovra”) non hanno
fatto in 3 anni di governo e, se è per questo, in 15 anni di occupazione delle
istituzioni.
Spero di poter essere pro-Monti anche in futuro.
Probabilmente mi riuscirà perché, sempre probabilmente, il suo
governo ci eviterà la bancarotta, l’uscita dall’euro, l’inflazione, la
recessione, la povertà e la guerra civile. Tutte cose alle quali non pensano
affatto le camicie verdi con cappi e cartelli che infestano il Parlamento e non
solo; e nemmeno i loro amici di ieri, oggi coerenti con la loro principale
virtù politica: l’incoerenza.
Insisto: non fanno finta, proprio non pensano. Gente da poco, ignoranti
prima che opportunisti o incoscienti.
Detto tutto questo, debbo ammettere che oggi ho ingoiato
parecchie delusioni.
La premessa (se non è vera, allora ho torto marcio): il
Parlamento avrebbe votato qualsiasi manovra gli fosse stata presentata; non
perché consapevole che non c’è scelta, ma perché nessuno ha il coraggio o
l’incoscienza di far cadere il governo Monti e prendere il suo posto.
Quello scranno oggi non è una poltrona: è una sedia elettrica; e nessuno vuole andare arrosto. Sicché, se c’era
un’occasione per andare al di là del contingente e adottare misure di largo
respiro che, ancora prima che abbattere privilegi ingiustificati, dessero un
segnale culturale di moderno governo della cosa pubblica, era questa.
Oggi finalmente si
poteva sbattere la porta in faccia alle lobby e ai loro complici nelle
istituzioni; si poteva dire che si governa in funzione degli interessi pubblici
e non dei privilegi.
Ma non si è fatto.
Non si sono messe all’asta le frequenze Tv. Allora è vero che
l’uscita di scena di B. è stata comprata?
Non si sono liberalizzati ordini professionali e taxi. Cosa teme
Monti? Quanti complici possono avere in Parlamento queste persone? E davvero
pensa che il governo può cadere sulle licenze dei tassisti?
Non si sono liberalizzati i farmaci. Sarà così potente
Federfarma? E se le riserve pratiche e costituzionali sulla tassazione dei
capitali scudati sono state davvero giudicate ingiustificate, che senso ha
applicare aliquote di prelievo così basse? Qui si tassavano evasori
conclamati e non solo.
Come tante volte ho scritto sulle pagine di questo giornale, i
capitali che rientravano (magari dopo essere usciti dall’Italia 2 giorni prima)
potevano avere origini criminali della più varia natura: droga, armi, prostituzione, corruzione. Perché essere così timidi nei
confronti di delinquenti, fiscali o comuni non fa differenza? E lo smagrimento
di Province e, già che c’era, di Regioni? Nel suo mirabile (per stile, sapienza
e contenuto) discorso alla Camera, Monti ha ricordato che l’agire del governo
in una situazione così difficile era stato però avvantaggiato dalla mancanza di
vincoli di natura politica; a destra come a sinistra, ha detto. E allora cosa è successo ieri notte?
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