venerdì 30 ottobre 2009

Il video con Marrazzo dura 13 minuti. Ci sono volti e voci che non vanno visti»


Il video originale che ritrae Piero Marrazzo con un transessuale è molto più lungo di quello messo in vendita. A confessarlo è stato il ca­rabiniere Nicola Testini, durante la perquisizione effettuata nel suo appartamento il giorno prima di essere arrestato: «Quello che ho visionato io aveva una durata di circa 13 minuti. Non so chi l’abbia fatto, so soltanto che era a spezzoni, molto mosso. Noi lo abbiamo avuto da un confidente che poi è morto e volevamo farci almeno 60 mila euro». Il re­sto lo aggiunge il suo collega Carlo Tagliente rive­lando di custodirlo nel computer: «D’accordo con i miei colleghi feci una copia del video attraverso il masterizzatore del mio pc portatile che ho tuttora a casa mia e vi consegnerò spontaneamente. Le al­tre due copie sono state invece distrutte da me e Testini». Lo stesso Tagliente avrebbe confidato al fotografo Max Scarfone che nel filmato «ci sono vo­ci e volti che non possono essere visti».

Il quinto carabiniere
Le carte dell’inchiesta che ha portato alle dimis­sioni il Governatore del Lazio rivelano dunque nuovi particolari e dimostrano che gli accertamen­ti sono tutt’altro che finiti. Consegnano dettagli inediti come la possibilità che fossero 15 mila gli euro ripresi sul tavolino accanto alla cocaina e al tesserino, e non 5 mila come racconta lo stesso Marrazzo. E fanno emergere la partecipazione di diversi gruppi editoriali alla trattativa per l’acqui­sto delle immagini. Sono gli stessi carabinieri del­la Compagnia Trionfale Tagliente, Testini e Lucia­no Simeone ad ammettere le proprie colpe parlan­do di «debolezza imperdonabile» e poi racconta­no di aver coinvolto Antonio Tamburrini «soltan­to in un secondo momento perché volevamo ven­dere il materiale e lui aveva un parente fotogra­fo». Il riferimento è a Max Scarfone, il paparazzo che li mise in contatto con l’agenzia Photomasi di Milano. Il 20 ottobre Scarfone viene interrogato. E dichiara: «A luglio fui contattato da Antonio Tam­burrini che mi disse che alcuni suoi amici aveva­no un video su un politico importante dentro una casa con tanta cocaina e un trans. Mi chiedeva un aiuto per venderlo per conto di queste persone. Dopo qualche giorno Antonio mi ha portato all’ap­puntamento con una di queste persone». La rico­nosce in fotografia e poi aggiunge: «Dopo giri tor­tuosi per non farmi capire dove stavamo andan­do, siamo arrivati e sotto il portone c’era un’altra persona, un carabiniere, che mi ha controllato mi­litarmente». Lo riconosce in una foto che gli viene mostrata facendo così entrare in scena un quinto complice nei cui confronti sono in corso controlli. Poi descrive il video e fornisce l’altro particolare inedito: «Sul mobile vicino al tavolino c’erano un mucchio di banconote di euro, pezzi da 500, credo fossero stati circa 15 mila euro... Mentre visionavo il filmato, in ragione del fatto che era frammenta­to, chiedevo se la durata era quella di quello visto. Mi rispondeva che era di 12 minuti circa. Non me lo poteva far vedere tutto né voleva venderlo tutto perché diceva che c’erano delle voci e volti che non potevano essere visti. Gli dissi che ne avrei parlato con la mia agenzia, lui rispose che voleva­no 200 mila euro. Circa due giorni dopo sono anda­to a parlare con Carmen Masi che era molto inte­ressata. Dopo circa una settimana venne a Roma». Descrive l’incontro con i militari del Trionfale, poi sottolinea: «Luciano disse a Carmen che loro, os­sia il gruppo di carabinieri, erano in possesso di alcuni assegni in bianco che Marrazzo aveva la­sciato al trans».

Angelucci e Feltri nella trattativa
Scarfone racconta poi i contatti per la vendita: «Carmen ha proposto il video a Oggi... la trattativa è poi naufragata per motivi a me sconosciuti. È sta­to quindi contattato Signorini di Chi che ha indiriz­zato Carmen verso Belpietro che mi risulta abbia visionato il video. Sembrava interessato, poi però anche questa trattativa è sfumata. Per quanto mi ha raccontato Carmen il video è stato fatto visiona­re anche a personaggi importanti come Berlusco­ni, che però era assolutamente contrario all’acqui­sto del video. Almeno così mi è stato riferito... Car­men è stata successivamente contattata da Signori­ni che l’ha indirizzata, per quanto mi è noto, verso Feltri. Quest’ultima trattativa è andata a buon fi­ne... Il problema stava nel fatto che i carabinieri vo­levano almeno un guadagno di 60 mila euro... si è poi sbloccato tutto perché Antonio mi ha riferito, venerdì scorso (il 16 ottobre ndr), che i carabinieri avevano accettato la proposta di 55 mila euro e io comunicai a Carmen che era possibile chiudere al­la cifra concordata. L’agenzia ha quindi concluso, credo con Feltri e il suo giornale, ma su questo Car­men potrà essere più precisa. Io avevo infatti con­cluso la mia opera di mediatore. Tuttavia ieri sono stato contattato da Antonio e mi ha detto che dove­vo bloccare l’operazione perché quello che ha gira­to il video era morto. Mi è sembrato incredibile, ma non c’è stato motivo di fargli dire la vera ragio­ne... Carmen ne ha sicuramente una copia, non so se il giornale di Feltri l’abbia già, ma credo di sì perché hanno chiuso e la notizia, a quanto è di mia conoscenza, dovrebbe uscire a breve. L’originale, per quanto a me è noto, ce l’hanno ancora i carabi­nieri». Saranno proprio gli arrestati a dire di aver bloccato tutto «perché avevamo capito di essere se­guiti dai colleghi del Ros». Ma Vittorio Feltri, rag­giunto ieri in serata, precisa: «Nessuno è andato da Alessandro Sallusti, nessuno mi ha offerto nien­te. E quindi niente abbiamo potuto decidere». Carmen Masi conferma la ricostruzione di Scar­fone, anche se non nomina mai Feltri, spiegando di aver consegnato copia del filmato a Signorini il 5 ottobre. «Dopo qualche giorno Signorini mi ha richiamato dicendomi che ci poteva essere un inte­resse da parte di Libero con un compenso di 100 mila euro...». La donna precisa che l’incontro con Belpietro avviene il 12 ottobre alle 15 presso la redazione milanese del quotidiano. Il 14 ottobre nuovo cliente: «Dopo ulteriore telefonata di Signo­rini, l’editore Angelucci è venuto alla Photomasi e ha visionato il filmato dimostrandosi interessato, con indicazione di una risposta entro le 19 della stessa sera. Per correttezza ho informato Signori­ni e verso le 17 lui mi ha detto di fermare tutto perché Panorama era molto interessato e doveva­no decidere chi doveva pubblicare tutto. Alle 19 mi ha chiamato Angelucci e gli ho detto che per il momento dovevamo fermarci senza specificare il motivo». Il 19 ottobre Signorini mi ha telefonato dicendomi che mi avrebbe chiamato Marrazzo perché la cosa, per ovvi motivi, interessava diretta­mente a lui».

Il terrore di Marrazzo
Il Governatore, interrogato il 21 ottobre affer­ma: «Nei primi giorni di luglio 2009 ho deciso di avere un incontro sessuale a pagamento con una persona incontrata per strada qualche tempo pri­ma e di cui avevo il cellulare, di nome Natalie. Te­lefonai a questa persona e presi un appuntamento per le prime ore della mattina. Mi recai in auto gui­data dal mio autista e lo lasciai alcune centinaia di metri distante con la scusa che sarei andato a fare una passeggiata». Marrazzo racconta l’irruzione, le minacce dei carabinieri e poi afferma: «Ebbi pa­ura sia di essere arrestato, sia per la mia incolumi­tà e pregai i due uomini di non farmi del male e di lasciarmi libero». Conferma che fu Berlusconi «a telefonarmi per comunicarmi di aver saputo che negli ambienti editoriali milanesi girava voce che vi fossero foto compromettenti che mi riguardava­no», ma nega di aver avuto da lui i contatti della Photomasi: «Ho cercato tramite i miei collaborato­ri dell’ufficio di stampa di saperne di più. Così mi è stato dato il nome dell’agenzia».

Fiorenza Sarzanini
30 ottobre 2009

1 commento:

Many ha detto...

Senza stare a commentare la storia in sè, che comunque è di uno squallore unico, e convinta che sotto sotto ci sia molto di più di quello che ci fanno vedere (come al solito e per tutte le cose ormai), io penso solo a quella povera bambina che è costretta senza colpa alcuna a subire su di sè la vergogna di ciò che ha fatto suo padre. E' una cosa che non riesco proprio a tollerare.