

Si tratta del processo sullo scandalo che ha cambiato il mondo del calcio. Nella primavera del 2006 non si parlò d’altro, le sentenze sportive che decretarono la retrocessione della Juventus vennero seguite praticamente in diretta. L’episodio principale sarebbe accaduto durante l’udienza del 19 maggio 2009. Una specie di disvelamento, a parere dei pm. Teresa Casoria sta parlando con difesa e accusa per fissare le date del dibattimento. Ad un certo punto afferma: «Lo sapete che questo processo reca un intralcio alla sezione enorme. In effetti, ci sono anche delle cause serie che devono essere rinviate per dare spazio... più serie, dove ci sono gli imputati detenuti». Narducci e Capuano non hanno dubbi sul senso della frase. «Il Presidente del collegio ritiene che il cosiddetto calciopoli sia processo non 'serio' o comunque meno 'serio' di altri processi». E lo stesso, sostengono, vale per i reati oggetto dei dibattimento, ritenuti «poco seri o meno seri» di altri. Il 19 maggio l’accusa chiama a testimoniare Armando Carbone. Napoletano, 45 anni, già protagonista dello scandalo sul Totonero del 1986, è stato uno dei primi a indicare in Luciano Moggi il deus ex machina del calcio contemporaneo. Nel corso della sua deposizione, la dottoressa Casoria dice: «Più o meno abbiamo già inquadrato il personaggio». Secondo i pm, la frase «dal tenore letterale quasi dispregiativo », è un modo per sottolineare come il teste non sia ritenuto una persona «seria» e le sue dichiarazioni riferiscano «circostanze false, o non veritiere o non credibili». L’ultima nota dolente dei magistrati riguarda la querelle sulle parti civili. Lo scorso 24 marzo Casoria le escludeva dal processo. Il 10 luglio venivano riammesse dalla Cassazione. Quando Narducci esibisce il dispositivo della sentenza, il presidente del collegio taglia corto. «Va bene pubblico ministero, senza che ci dilunghiamo troppo... È inutile che perdiamo tempo».
L’ultima frase pare sia un intercalare frequente. E nell’udienza del 13 ottobre, mentre discute con il difensore di una parte civile, si sentono queste parole: «Non possiamo non rispettare, obtorto collo, la sentenza della Cassazione ». La locuzione latina fa traboccare il vaso. Per i magistrati quell’obtorto collo è ulteriore e definitivo segno del pregiudizio che il giudice nutre nei confronti dell’accusa. «Non appare più imparziale». Narducci e Capuano si convincono che non vi sia più margine. Ricusano. Se la Corte d’Appello darà loro ragione, si riparte da zero con un nuovo collegio ma la prescrizione che incombe per molti reati. In caso contrario, le prossime udienze si terranno in un clima surreale, dove magistrati convinti dell’inutilità dei loro sforzi stenteranno a salutare i giudici. Uomini contro donne. Così muore Calciopoli.
Marco Imarisio
25 ottobre 2009
1 commento:
SARA' VERO CHE CIO' ACCADE PERCHE' NON NE CAPISCE DI CALCIO?
Posta un commento